L’aeroporto di Verona, come quello di Brescia e come quasi tutti quelli del nord Italia, ha piste atte a garantire le operazioni in bassa visibilità fino alla cosiddetta CAT 3B ormai da molti anni. D’altronde, se si vuole evitare che lo scalo resti chiuso per molti giorni all’anno, come accadeva negli anni ’90, è stato proprio necessario equipaggiare la pista con tali sistemi, ma i lavori appena conclusi – e presentati in pompa magna – non hanno comportato alcun aumento delle potenzialità operative. In pratica sono state fatte delle manutenzioni necessarie come si fa in tutti gli aeroporti del mondo. Non capiamo cosa ci sia di eccezionale da annunciare oggi. Le luci a Led infatti sono più belle e consumano di meno, ma non incrementano le performance di atterraggio in bassa visibilità.
C’è da chiedere piuttosto come mai non siano state sostituite le lampade a Led nei rifacimenti fatti del recente passato e come mai non lo sia stato fatto ancora nemmeno a Brescia che ha visto da poco ultimato il rifacimento della pista di volo quando gli aeroporti limitrofi (Bergamo, Linate ecc.) hanno impianti con luci a Led in funzione ormai da decenni. Lo scalo di Verona rimaneva infatti tra i pochi aeroporti italiani a non aver fatto ancora questi interventi di ammodernamento, efficientamento energetico, al pari di quello che tanti veronesi hanno fatto con le luci in casa propria.
Asserire comunque che tale intervento “permette decollo e atterraggio di qualunque aereo, anche in condizioni climatiche avverse” è la vendita del nulla. Nessuna performance superiore infatti è garantita dalle luci a Led, dato che il nostro aeroporto è già in grado di assicurare le migliori condizioni di bassa visibilità sin dall’inizio degli anni 2000. Oggi in Italia e in Europa tutti gli aeroporti di una qualche importanza hanno piste di volo dotate di luci al Led, anche per risparmiare sui consumi in un’ottica di transizione green che sta prendendo sempre più piede. Era soltanto il Catullo ad esserne sprovvisto.
Ma le luci-pista non rappresentano il vero cambiamento tecnologico ed infrastrutturale di uno scalo: i lavori di routine non incrementano potenzialità e traffico e lo spettacolino messo in scena venerdì rappresenta ancora una volta la volontà di voler trattare i Veronesi come tonti, incompetenti e creduloni. Invece di raccontarci delle meraviglie che sta facendo SAVE con investimenti che dovevano essere fatti da anni (e fatti bene), ci raccontino come sia possibile insistere sul progetto Romeo che oltre ad essere vecchio di quasi 10 anni, non risolverà nessuno dei problemi di capacità che affliggono i terminal arrivi e partenze di Verona e che il grande e importante socio industriale SAVE doveva risolvere, sic et simpliciter, con il suo ingresso.