(di Federico Dal Cortivo) Alla fine i referendum targati Cgil e Pd sono stati snobbati dalla stragrande maggioranza degli italiani, lavoratori in testa. Non si sono lasciati abbindolare da parte di coloro che nei decenni precedenti sono stati assieme al centro destra, i maggiori responsabile della deriva antisociale nel mondo del lavoro. Quesiti che avrebbero toccato solo alcuni degli aspetti e non la vera sostanza delle leggi in questione.
Un risveglio strumentale e tardivo, solo un cavallo di Troia per portare avanti la proposta che avrebbe dovuto abrogare l’attuale norma che impone almeno 10 anni di residenza legale in Italia per ottenere la nostra cittadinanza, termine di per se stesso già minimo e che andrebbe invece ampliato.
4 cavalli di Troia per il referendum sulla cittadinanza
I paladini dei referendum incuranti del ridicolo e della sempre minor presa tra i lavoratori, avevano pensato bene così di distrarre gli italiani, facendosi portavoce a chiacchiere di una nobile causa, la tutela dei diritti dei lavoratori, ma nascondendo nell’altra mano sporca il tentativo di inserire un grimaldello ulteriore per accelerare gli sbarchi, mai cessati per altro, e conseguente ricongiungimenti familiari di clandestini, come ritorno avrebbero avuto tessere sindacali e voti, senza contare tutto il giro di denaro legato ai patronati, Caf e cooperative.

Hanno così cercato maldestramente di far dimenticare la loro corresponsabilità, Pd in testa, con tutte le politiche antisociali portate avanti e appoggiate in modo bipartisan a spron battuto dai vari governi , dalla Legge Treu del 1997 centro sinistra , per proseguire con la Legge Biagi -Maroni del 2003 centro destra, per arrivare al Jobs Act sempre del centro sinistra, completata quest’ultima tra il 2014/2016, che hanno di fatto precarizzato sempre di più il rapporto di lavoro con ogni di tipo di formula, depotenziato l’art. 18 dello Statuto dei Lavoratori.
Allora fecero” solo tre ore e mezza di sciopero “come forma massima di protesta…contro l’abrogazione dell’Art 18 della Legge 300/70, e qui ci scappa da ridere se non ci fosse da piangere. Tutto era poi passato tranquillamente in parlamento , con Cgil Cisl e Uil ridotti oramai da anni a cinghia di trasmissione del padronato e veri e propri capisaldi per gli stranieri che affollano i loro uffici.
Ma come dicevamo l’obiettivo vero dei nostri era ben altro, abbattere con il referendum un altro paletto a favore dell’invasione dell’Italia. Una nuova massa di sradicati senza arte né parte , avrebbero potuto così beneficiare in soli 5 anni della cittadinanza italiana e quindi dei diritti dei nostri connazionali.
Citando Marx “un vero e proprio esercito di disoccupati-(precarizzati) di riserva per il capitale”, Confindustria in testa ha poi sempre visto di buon occhio la cosa, da utilizzare come arma di ricatto contro i lavoratori autoctoni, mettendoli così in sempre maggior competizione al ribasso con gli stranieri , cosa che del resto sta già avvenendo in molti settori del mondo del lavoro, loro li definiscono i “ lavori che gli italiani non vogliono più fare” , scusa ricorrente e falsa.
Alzate i salari miei cari, applicate orari umani, date certezza nei contratti di lavoro e vedrete come cambiano le cose, un volano che avrebbe ricadute positive su tutto, dalla tutela della famiglia, alla casa, alla crescita dei consumi interni.
Se fosse quindi passata la cittadinanza dimezzata le conseguenze sullo Stato sociale che oggi rimane, si sarebbero pertanto accentuate .Oggi su oltre 58 milioni di residenti in Italia, abbiamo al 1° gennaio 2025, una popolazione residente di cittadinanza straniera in Italia che ammonta a 5 milioni e 422mila unità, segnando un aumento di 169mila individui (+3,2%) rispetto all’anno precedente. Questa crescita porta l’incidenza della popolazione straniera sul totale dei residenti al 9,2% a fronte di una denatalità degli italiani che porterà nei prossimi decenni a guasti irreparabili sul fronte della coesistenza sociale, le cui avvisaglie già le possiamo intravvedere.
Le già poche risorse messe a disposizione nel campo sanitario, scolastico, assistenziale, abitativo sempre più evanescenti, sarebbero state ulteriormente drenate con la richiesta di diritti che in molti casi nemmeno noi italiani abbiamo più. Il tutto in un quadro socio economico e politico dove le riforme neo liberiste di questi ultimi decenni , hanno fatto tabula rasa di molti dei capisaldi del mondo del lavoro, compresso i salari a più non posso , penalizzato il pubblico a favore del privato, tagliato gli investimenti dello Stato in nome dell’Europa di Bruxelles e dell’assurdità del pareggio di bilancio.
Se la sinistra ora piange lacrime di coccodrillo, la destra, che il sociale lo vende solo in campagna elettorale, non deve ridere dopo i risultati del referendum, essendo corresponsabile della deriva liberista visto che niente ha fatto e farà per cambiare l’attuale ordine delle cose: i capisaldi come la Biagi , il Jobs Act , la Fornero, non sono mai stati contestati, anzi , lor signori distanti anni luce dalla realtà del Popolo italiano, sono da sempre perfettamente allineati con i “desiderata di Confindustria.