Verona e Vicenza alla prova della fusione delle multiutility. Il bilancio economico tiene, quello politico è tutto da scrivere

(di Bulldog) Federico Sboarina e Francesco Rucco, rispettivamente sindaci di Verona e Vicenza, ovvero i due azionisti di AGSM-AIM sorridono a favore di telecamere e fotografi. La fusione a due – tecnicamente, per ragioni fiscali, Agsm incorpora Aim – mette fine a un decennio di trattative e annunci a vuoto ed è oggettivamente un bel risultato. La governance individuata – a Verona sede e presidente, a Vicenza il vice e tre presidenti delle società operative controllate, alla capogruppo i consiglieri delegati delle controllate, CEO nominato da Verona con adesione di Vicenza – pare bilanciata con semplicità ed attenzione a non creare scompliglio nella maggioranza politica berica che dovrà dare il via all’operazione in autunno. A Verona, questo Consiglio comunale non potrà che dire sì ad un’acquisizione che ( i numeri li trovate in questo nostro articolo) fa crescere la multiutility scaligera, le fa superare Bolzano nella classifica nazionale e crea la prima società di settore del Triveneto.

Sullo sfondo i punti ancora da sistemare non mancano. Il primo: la chiusura del ciclo dei rifiuti. Manca quel termovalorizzatore che impedisce all’area metropolitana veronese-berica di non sprecare risorse pagando per lo smaltimento dei propri rifiuti e, anzi, portare a casa qualche milione di euro in più. Due le possibilità immediate: riprendere in mano Cà del Bue, sviluppandolo con le più moderne tecnologie ambientali, facendone un polo produttivo vero; oppure, acquisire il termovalorizzatore di Schio i cui proprietari si sono già dichiarati interessati a dialogare con la nuova Agsm-Aim.

Il secondo punto da chiarire è che fine faranno le quattro offerte di ingresso nella nuova società pubblica – A2A, Iren, Hera più il ticket Dolomiti-Alperia – : i tempi per visionare le loro proposte slittano drammaticamente a fine anno (l’okay dei Consigli comunali del resto è previsto a settembre/ottobre) e di conseguenza l’infungibilità diventa una delle carte defunte dall’evoluzione del quadro. Ai veronesi ed ai vicentini A2A non è mai piaciuta, non si è compreso il perché delle trattive in solitaria (bacchetta infatti Rucco: «Dobbiamo dare mandato ai vertici della newco di iniziare a raccontare subito al pubblico cosa comporterà la nuova multiutility e quali vantaggi in termini di servizi offerti, serve assoluta trasparenza») e adesso ci vorrà un bel po’ di tempo per digerire l’acquisizione. Tempo per il riassetto organizzativo, per lo sviluppo delle sinergie, la ricerca di asset per sviluppare i programmi di smart-city e quando i sindaci parlano di assetti, un po’ come i militari, si intende di tutto: società, uomini, tecnologie… ma non necessariamente un colosso nazionale.

Insomma, c’è già molto da fare anche soltanto per far funzionare Agsm-Aim e il socio forte potrebbe alla fine anche non arrivare. Certo, serviranno centinaia di milioni di euro per partecipare alle prossime gare gas, ma una realtà di questi numeri potrebbe percorrere anche altre vie: ad esempio emettere un prestito obbligazionario oppure puntare alla quotazione, e il mondo finanziario non soltanto italiano sarebbe prontissimo a dare una mano.

Rucco e Sboarina andranno in Regione perché di fatto sono l’ultima realtà 100% veneta e pubblica del settore e potrebbero diventare un braccio per le politiche industriali di Zaia del prossimo futuro. Questo renderebbe però il ruolo della Lega ancora più forte: dopo aver costretto allo stop Sboarina con l’infungibilità meneghina, fra Verona e Vicenza può vantare una battaglia condotta quasi in solitaria. E se prima era già il primo azionista della maggioranza scaligera adesso può pensare con ancora maggiore legittimità ad una leadership in proprio anche di Palazzo Barbieri. La vera partita politica non è finita. Anzi, inizia proprio adesso.

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