Al capezzale del Catullo decollano soltanto le polemiche dei partiti

Non poteva essere altrimenti: la notizia del nuovo deficit dell’aeroporto Catullo (data in anteprima ieri dall’Adige qui) e della necessità di ricostituire il capitale sociale ai sensi dell’articolo 2446 del Codice civile ha alimentato oggi il dibattito e la polemica politica. Per Alberto Zelger, Lega: «Come rappresentante della Lega e presidente della seconda commissione sono lieto di aver contribuito a sollevare un dibattito sul futuro dell’Aeroporto Catullo, che coinvolge ampi settori della città e un territorio ben più ampio della sola provincia di Verona. Il problema dello sviluppo o del declino di questa infrastruttura, apparentemente congelato dall’emergenza covid, può avere effetti devastanti sul futuro dell’economia locale, se non lavoriamo fin d’ora per condividere una soluzione senza sterili contrapposizioni e nell’interesse di tutti. Le audizioni continuano».

 Michele Bertucco, di Sinistra in Comune, chiede di mettere subito in agendo un voto sull’aumento di capitale: « Gli esasperati tatticismi delle forze di maggioranza sulle questioni gravi e urgenti riguardanti l’aeroporto Catullo (come il rinnovo patti parasociali, la sottoscrizione dell’aumento di capitale, l’attuazione del piano degli investimenti) rasentano ormai il ridicolo. La stessa Lega che per mesi sulla questione ha fatto l’incendiaria contro il resto della maggioranza ora assiste zitta e buona a tutte le riunioni della commissione consiliare. Così non si può andare avanti. Lo stesso presidente del Catullo Paolo Arena ha spronato i soci pubblici ad una decisione: o dentro o fuori. Le forze di maggioranza devono prendersi la responsabilità dell’invadenza del socio privato che loro e non altri hanno fatto entrare, e che ora gioca al rialzo per prendere il pieno controllo dello scalo. L’immobilismo della maggioranza pesa come un macigno anche sullo sviluppo sostenibile della mobilità da e per lo scalo. Per anni le amministrazioni comunali veronesi si sono baloccate con i progetti di collegamento più stravaganti e assurdi, basti ricordare la proposta di ovovia avanzata dalla Lega. Occorre ricominciare a ragionare in termini concreti dello “spanciamento” della linea ferroviaria esistente e del collegamento con Mantova, caldeggiato anche dall’amministrazione provinciale. Il Piano nazionale di Ripresa e Resilienza rappresenta un’occasione che il territorio non deve perdere ma sta ai suoi rappresentanti porre la questione con la Regione e con Roma. Nessuno verrà a realizzarci il collegamento con l’aeroporto. Per tutte queste ragioni al primo consiglio comunale utile chiederò di mettere ai voti una mozione che impegna l’amministrazione comunale a partecipare all’aumento di capitale del Catullo e chiederò venga data attuazione al progetto di collegamento ferroviario dello scalo».

Da Venezia, il consigliere regionale di Forza Italia, Alberto Bozza difende SAVE, il partner industriale attuale dello scalo scaligero: «Sul Catullo ogni giorno si leggono e ascoltano dichiarazioni sorprendenti. Dagli attacchi ingiustificati a Save, che finanziariamente ha rimesso in piedi lo scalo a un passo dal fallimento, alle dichiarazioni surreali di esponenti cittadini di Fratelli d’Italia che sono in maggioranza a Verona ma parlano come fossero all’opposizione, sollecitando il Comune, cioè il loro Sindaco, a prendere in mano la gestione dell’aeroporto. La realtà – continua Bozza – è che serve un cambio di passo dei soci pubblici, in primis quelli veronesi; quindi l’attuazione del piano di sviluppo che preveda investimenti corposi e possa così rafforzare la compagine pubblica veronese nella governance dell’aeroporto. Fatto salvo un principio: che Verona rimanga saldamente ancorata al sistema aeroportuale regionale veneto per non soccombere a quello lombardo. Ha detto bene il presidente Arena: serve una governance forte e duratura per almeno tre anni. In questi ultimi anni si è perso tempo e ora siamo in zona Cesarini e la situazione è oggettivamente complicata. Si è preferito temporeggiare con continue proroghe dei patti parasociali, rimandando ogni volta il tema dirimente degli investimenti, cioè di chi mette i soldi per rilanciare lo scalo veronese. In particolare il Comune con il Sindaco Sboarina si è distinto per immobilismo: ha indicato un falso nemico come Save per costruirsi l’alibi perfetto, nel frattempo è mancato al suo dovere, cioè creare una cabina di regia tra i soci pubblici per rafforzare Verona all’interno della governance del Catullo.  Il problema dunque non è Save, che ha salvato Verona, ma rafforzare la presenza dei soci pubblici veronesi per poter pesare di più. Ma per questo ci vogliono i soldi e dopo tre anni e mezzo ancora non si capisce chi dei soci pubblici li mette. Il socio privato, cioè Save, invece ha già dato la disponibilità a farlo, nel frattempo però tutto è rimasto bloccato».

Va giù pesante anche l’ex sindaco Flavio Tosi che chiede il ritorno ad un clima più disteso con Fondazione CariVerona, cassaforte della città chiamata ad investire su aeroporto, fiera e Cattolica assicurazioni: «Non ci sono precedenti a Verona di un Sindaco che innesca un grave scontro istituzionale con Fondazione Cariverona, uno dei principali motori della città, istituzione che a Verona sostiene e muove economia, infrastrutture, cultura, sanità, sociale e associazionismo. Sboarina così mette in ulteriore difficoltà la città in un periodo storico già drammatico di suo. Sboarina, riferendosi a Fondazione Cariverona, ha parlato di “speculazione finanziaria o di altro tipo” in merito alla delicata situazione di Fiera e Aeroporto. Generando una dura risposta in una nota della stessa Fondazione.   Se Fondazione Cariverona a Verona riesce a sostenere l’economia, gli investimenti, la sanità, l’istruzione, la cultura e il terzo settore con erogazioni liberali è proprio in virtù della sua attività. La verità è che il Sindaco è in uno stato di impotenza e nervosismo su Fiera e Catullo, incapace com’è di agire per risolvere la situazione di paralisi di due asset così importanti per la città di cui il Comune è socio pubblico rilevante. Sboarina, non sapendo come venirne fuori, spara nel mucchio, accusando terzi com’è suo costume. E certamente non è la cosa più intelligente da fare quella di arrivare a uno scontro di tale gravità. Fondazione è una risorsa, non un problema, farle la guerra significa bloccare e quindi impoverire Verona».

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