Anatomia di una sconfitta

Astensione e sconfitta. Sono questi i dati su cui il centrodestra deve riflettere per evitare che la sinistra si assesti al potere per altri 10 anni. Il ragionamento non è difficile. E’ alla portata di tutti.

La gente non è andata a votare perché con l’avvento al governo di Draghi i partiti si sono rivelati inutili. Il comando è stato affidato a Supermario. Decide lui. Nessuno osa contraddirlo. Unica opposizione FdI. Ininfluente. A che cosa serve allora andare a votare? Ecco spiegata l’astensione. Che a sua volta spiega che i sondaggi che davano il centrodestra al 48%, se poi la gente non va a votare, non servono a niente. E si spiega anche che il Pd, unico partito strutturato a livello nazionale in quanto erede del Pci, sia quello uscito meglio da questo giro elettorale. Questa la foto della realtà.
La sconfitta del centrodestra viene da errori ben precisi.

Il Covid é il protagonista della nostra vita dal marzo 2020. E’ logico che bisogna andare lì a cercare una delle prime cause della sconfitta. Salvini e la Meloni hanno sbagliato a non essere chiari nell’affermare la necessità di vaccinarsi. Hanno accarezzato i no vax. Ma gli italiani che si sono vaccinati sono l’85%. Correre dietro ad un 15%, fra l’altro politicamente eterogeneo e destinato a calare è una follia politica.

Secondo errore: essersi separati sul governo Draghi. Non si può sbandierare l’unità della coalizione e poi andare divisi sul governo: due dentro e uno fuori. Si perde di credibilità.

Terzo errore: avere dei partiti leggeri, tutti impostati sui leader, che per quanto bravi non possono esser dappertutto, possono ammalarsi, avere un incidente o semplicemente stancarsi. I partiti del centrodestra si devono strutturare. La lega lo è già, ma solo al nord. Ma FdI e FI no. La partecipazione, la democrazia interna, l’organizzazione capillare alla fine pagano. Basta guardare il Pd, che più in crisi politica di così non si può, ma tiene grazie alla struttura.

Quarto errore: la competizione fra Lega e FdI. Un conto è differenziare l’offerta politica in un clima di collaborazione totale e coordinata, un altro è fare la gara a chi prende un voto in più, magari facendosi i dispettucci. Agli elettori dà fastidio.

Quinto errore:scegliere i candidati troppo tardi, dopo tira e molla. Chiunque venga scelto si presenta indebolito. Per le elezioni del 2022 i candidati sindaci devono essere stabiliti entro novembre. E poi via, a correre tutti uniti.

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