Berizzi come Marsiglia: licenza di insultare con libertà di fuga…

(di Maddalena Morgante) De minimis non curat praetor, dicevano i Latini. Ed infatti di Paolo Berizzi non bisognerebbe occuparsi. E’ un giornalista del quotidiano La Repubblica che da sempre sostiene una tesi semplice: Verona è una città razzista, impregnata di una cultura antidemocratica e violenta, che fa della persecuzione di, nell’ordine,  Italiani meridionali, immigrati di altra etnia, Italiani di altra fede politica, Italiani che tifano per squadre di calcio diverse dall’Hellas Verona (iniziando ovviamente dai veronesi che tifano Chievo), stranieri in generale… la propria ragione di vita.

Su questo teorema, Berizzi ha costruito una parte della propria carriera; per questo è stato pubblicamente contestato anche in confronti pubblici peraltro molto civili; per delle minacce ricevute non so bene da chi gode della scorta della pubblica sicurezza nemmeno fosse un giudice impegnato contro la mafia. Sin qui, lo dico chiaramente, noia, la noia più totale. Berizzi si è iscritto ad una lunga serie di personaggi più o meno efficaci che sulla teoria della Verona “nera” ha venduto servizi televisivi, articoli, libri…Santoro, Rumiz, il “professor Marsiglia” che infangò tutta la città per paura di perdere il posto e che poi scappò via come un ladro alle prime luci dell’alba. Infangare Verona – una delle prime città importanti d’Italia guidate dal Centrodestra – è stato un hobby redditizio per molti. Anche oggi, la cronista che vuole far bella figura a La7, Rai o Sky non deve far altro che scendere al Bentegodi e porre la più banale delle domande al primo tifoso gialloblù in vena di sparar stupidaggini: «Ma tu sei fascista, vero?» pregando tutti i santi che la risposta sia l’altrettanto scontata, banale e utile: «No, non sono fascista. Sono nazista» meglio se detta con forte cadenza veneta e con una bottiglia di birra in mano. Che scoop! Che Pulitzer in arrivo! Una marchetta, ad uso e consumo di capiredattori e direttori antifaper un piccolo salto di carriera, spacciata per notizia.

Fino a quando dovremo sopportare questa immondizia? Letame che ci lorda anche quando siamo colpiti dalle disgrazie. Per cui il Berizzi può dire tranquillamente che la tempesta ce la siamo meritata perché razzisti, fascisti, nemici dei neri e dei musulmani e tutto quello gli passa per la testa; noi, invece, non possiamo nemmeno chiamarlo affettuosamente “mona!” che subito arriva il gran direttore galattico di Repubblica con tutto il suo Comitato di Redazione  a denunciare la “campagna d’odiosubita dalla sua grande penna…tranquilli, antifa da scrivania: noi non vi odiamo. Noi sopporteremo anche queste fregnacce proprio perché “de minimis non curat praetor”…passerà anche Paolo Berizzi, il novello professor Marsiglia.

Noi ci interessiamo delle decine di migliaia di veronesi di buona volontà che ogni giorno lavorano gratuitamente per aiutare persone in difficoltà senza guardare di che colore hanno la pelle, di come la pensano politicamente e da dove vengono. Paolo Berizzi, il suo megadirettoregalattico Maurizio Molinari, il suo Comintern di Redazione vengano una sera, una notte, a Verona a vedere quello che i veronesi fanno senza che nessuno glielo chieda. Vengano a conoscere le migliaia di famiglie che hanno un parente in Africa, in America Latina, in Asia – religiosi e laici – che lavorano col solo scopo di difendere i più bisognosi. Certo, venire a Verona per questo potrebbe non essere così divertente. Non vi garantirebbe grandi titoli a nove colonne e scorte di Polizia.  Non farebbe di voi dei martiri di cartapesta. Per questo non vi interessa.

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