Brunetta, uscito da Forza Italia, pensa ad un’Unione Repubblicana nel nome di Draghi che vada dal centro fino alla sinistra del Pd

Renato Brunetta non è uno qualsiasi. E’ stato fino a ieri uno degli elementi di spicco di Forza Italia, è un valido economista, docente universitario, autore di numerosi libri e due volte ministro. Insomma, un pezzo da 90. Molto più importante della Gelmini che, come lui, ha abbandonato Berlusconi. Intervistato da Lucia Annunziata su Rai 3 ha dichiarato senza tanti giri di parole che cosa vorrebbe fare adesso che se n’è andato da Forza Italia. 

Brunetta ritiene un gravissimo errore aver contribuito a far cadere Draghi, che per lui ha fatto cose egregie. Inoltre è molto preoccupato perché dubita che chi verrà dopo sarà in grado di portare a termine i progetti per i quali abbiamo già incassato degli acconti per il Pnrr.  Nel qual caso dovremmo restituire all’Europa qualcosa come 40 miliardi. Roba da far tremare le vene dei polsi a chiunque.

E allora a che cosa pensa il simpatico professore veneziano? Pensa che in alternativa al centrodestra, dato per vincente, si possa costituire un’Unione Repubblicana, una coalizione o un nuovo partito composto da tutti quelli che avrebbero voluto che Draghi continuasse a governare. Un progetto centrista cui quelli che la pensano come lui ci stanno lavorando. Oltre ai fuoriusciti di Forza Italia, Brunetta pensa a Renzi, a Calenda, a Dalle Vedove, alla Bonino e perfino a Speranza, che sta alla sinistra del Pd.

E ha già anche il nome del partito che in caso di affermazione elettorale potrebbe recarsi da Draghi ad offrigli di continuare il lavoro interrotto. Si chiamerebbe ‘Liberi e Forti’, richiamandosi all’appello che a suo tempo fece don Sturzo ‘per il bene comune’.

Era da vedere che l’esperienza Draghi avrebbe lasciato il segno sulla politica italiana. Un’esperienza molto diversa da quella di Monti che, presentatosi alle elezioni, venne spazzato via dagli elettori. La base di consenso di Draghi è decisamente diversa e può contare su dei soggetti politici di diversa provenienza, ma uniti dalla volontà di mantenerlo a Palazzo Chigi a garanzia del buon nome dell’Italia all’estero.

Facebooktwitterredditpinterestlinkedinmail