Buoni spesa per 8mila veronesi nelle settimane di pandemia: il 73% di loro sono nuovi poveri

(di Marco Danieli) Il Covid ha fatto emergere una Verona povera sconosciuta al Comune ed ai suoi uffici. Questa mattina, il Sindaco Federico Sboarina, ha tenuto una Conferenza stampa per presentare i dati emersi relativi alle richieste dei buoni spesa, post-pandemia. Le domande accolte sono state di 3.100 famiglie circa il 51% delle richieste dati che quelle respinte sono state 2.960, per un totale di 6.060. Il dato preoccupante che rileva è che il 73% delle domande accolte erano di persone in quel momento sconosciute ai servizi sociali e non già registrate come persone in evidenti difficoltà economiche. E’ un dato rilevante. Che dimostra il forte impatto che ha avuto il Covid-19 sull’aspetto economico di Verona.

Dall’analisi dei dati e della documentazione raccolta si riesce anche ad
evincere quali sono le categorie economiche che hanno subito le maggiori
criticità. Delle 3.100 domande accolte, la maggioranza riguarda il
settore del turismo e della ristorazione, ma anche quello dello
spettacolo e dell’intrattenimento, quello dello sport, quello della cura
della persona, quello dell’assistenza anziani, quello degli ambulanti e
dei venditori porta a porta. Sicuramente queste categorie in un momento pre-pandemia non sarebbero stati beneficiari di questi buoni spesa.

Se utilizziamo la consegna dei buoni, come una sorta di cartina
tornasole, la mappatura delle richieste dimostra quali sono state le
zone della città che sono andate maggiormente in crisi dal punto di
vista economico.
Le circoscrizioni da cui sono state inoltrate più richieste dei buoni
spesa sono: la Terza, la più popolosa, e la Quinta, mentre molto poche
provenienti dall’Ottava e dalla Seconda
. Se invece evidenziamo il numero delle domande rispetto alla popolazione della circoscrizione, allora vediamo che i quartieri più colpiti sono quelli della Quarta e Quinta con più di 1000 domande.
Un altro dato che salta subito all’occhio soprattutto in proporzione al
numero di residenti, minimo, della Città Antica, l’ansa dell’Adige, con
56 richieste. A differenza del quartiere di Stadio, iper popoloso, che
si ferma a 115. Infine si evince che delle 3100 famiglie che hanno richiesto il buono spesa, il 46% sono italiani, il 17% sono srilankesi, la popolazione
straniera più presente sul territorio di Verona, per poi seguire con
persone provenienti da Nigeria, Romania e Marocco. Questi dati confermano che la pandemia ha trascinato 3100 famiglie, circa 8000 persone, che avevano un lavoro assolutamente gratificante, in
questa grave situazione di carattere economico, fino ad arrivare al
punto di richiedere il buono pasto per i beni di prima necessità. Ciò si
va a sommare alle criticità che Verona aveva già da prima del 22
Febbraio.

Il Sindaco Federico Sboarina: «Ripeto ciò che dico dall’inizio
del lockdown. Questo è un impegno che mi sono preso e che ci siamo
presi, e che ovviamente ci comporta un sforzo anche di carattere
economico ulteriore, ma non lasceremo mai indietro nessuno
».

Facebooktwitterredditpinterestlinkedinmail