Cancel culture: quando Marsha vale più di Cristoforo Colombo e un consumatore vale molto di più di una persona

(di Gianni De Paoli) A Elizabeth, New Jersey,  città natale di Marsha P. Johnson, icona transgender dell’ideologia Lgbt, è stata eretta una statua in suo onore al posto di quella di Cristoforo Colombo che è stata distrutta. Nella vicina New York, a Brooklyn gli è stato dedicato il “Johnson State Park” con la benedizione del Governatore Cuomo. Chi sarà mai questo Marsha P. Johnson? Quali sono i suoi meriti, per essere valutati maggiori di Cristoforo Colombo? Il merito di questo illustre sconosciuto (nella foto) non è di aver scoperto qualcosa, di aver lasciato qualche capolavoro all’umanità o di aver attraversato l’oceano alla scoperta di un continente. No, è quello di aver attraversato il confine del proprio sesso e di essere passato da maschio a femmina e di averne propagandato benefici e diritti

Si tratta di uno dei tanti episodi della cosiddetta “cancel culture“, la cultura del cancellare: si cancella Cristoforo Colombo per sostituirlo con una nullità; si cancellano riti, tradizioni, simboli, ideali, e regole che hanno segnato il mondo per millenni per sostituirli con il niente. Si cancellano i confini fra gli stati e perfino quelli del sesso.

Per Diego Fusaro, intellettuale marxista accusato di fascismo, questo fenomeno è intrinseco al capitalismo poiché “ i mercati devono abbattere ogni limite che possa frenare lo scorrimento della forma merce“. La cultura, la tradizioni, i simboli che rinnovano l’appartenenza alla nostra civiltà vanno abbattuti e sostituiti con dei nuovi eroi, a seconda dei vari ambiti. In quello del lavoro l’eroe “è il precario o “startupper”,  cioè colui che ha spezzato ogni legame con la stabilità lavorativa“; in campo antropologico è il “migrante”, che cancellato il legame con la propria terra e la propria identità “per darsi allo sradicamento voluto dai mercati”; in campo erotico-sentimentale è il transgender, che ha cancellato l’identità di genere, che non è più ciò che è ma “è ciò che vuole essere, facendo coincidere la propria ontologia con il proprio flusso di desideri”, che sono liberi solo apparentemente, ma che in realtà sono sorvegliati e indirizzati dalla propaganda del sistema capitalista.

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