Cari dipendenti pubblici, scioperate pure domani. Tanto i soldi per i vostri aumenti noi non li produciamo…

(di Bulldog) A scanso di equivoci sono figlio di pubblici dipendenti e so cosa ha voluto dire lavorare per uno Stato povero durante gli Anni Settanta con stipendi bassi e scarsa considerazione sociale. Ho visto durante la pandemia, come tutti quelli onesti intellettualmente, quanto stanno lavorando sodo nella Sanità e nella Scuola pubblica dove la didattica a distanza ha funzionato grazie sì agli sforzi dello Stato di dotare tutti gli allievi di connessione e tablet, ma soprattutto grazie al lavoro di professori e professoresse che hanno inventato da zero un nuovo modo di insegnare. Quindi, se lo Stato vuole assegnare dei premi in busta paga ai suoi dipendenti in prima linea, da me nessuna obiezione.

Obietto, e mi incazzo pure, quando i sindacati organizzano per domani uno sciopero per reclamare incrementi indifferenziati a tutti i dipendenti pubblici, compresi quelli che spediti in smart working di fatto hanno avuto ancora meno impegni di prima. Il Covid (che è il virus della verità, non scordiamocelo) ha reso evidente la frattura che c’è nella nostra società: da una parte dipendenti pubblici e pensionati; dall’altra parte, dipendenti privati, professionisti, autonomi, imprenditori. E’ questa parte di popolazione che è a rischio. E’ questa parte di popolazione che paga gli stipendi alla prima (tasse e contributi degli statali sono una partita di giro per lo Stato…). E’ questa che sta pagando il conto della crisi, un conto che i ristori non hanno intaccato che in minima parte. Ora i garantiti scioperano contro i non garantiti.  Sono scarso in storia del movimento operaio, ma credo che siamo oltre il paradosso.

Una parte del Paese non può lavorare;  non sa cosa troverà nel mercato fra tre, quattro mesi; non sa se potrà sfamare le proprie famiglie, risparmiare, investire; tornare a vivere. L’altra parte, non ha problemi: al 27 riceve lo stipendio pieno, che lavori oppure no, può andare in vacanza, cambiare l’auto…

I sindacati dicono: i nostri contratti non vengono rinnovati dal 2010. Perché, le tariffe professionali sì? Anzi, il minimo tariffario è stato cancellato per far posto alla “libera concorrenza”… di quali aumenti ha goduto l’Italia che produce?

Si dirà: siete evasori fiscali, che pretendete? Beh, io pretendo che voi dipendenti pubblici troviate gli evasori fiscali; vorrei che voi rifiutaste le mazzette che permettono ai disonesti di evadere le tasse; che voi timbriate sempre il cartellino personalmente; che facciate le vostre ore in ufficio e che, magari, raggiungiate una produttività in linea con quella raggiunta nel settore privato.

Eppoi, siamo così sicuri che gli statali in Italia guadagnino meno dei dipendenti privati? L’Osservatorio dei conti pubblici di Carlo Cotarelli ha la risposta: no, non è vero che guadagnate meno di noi. Spiega infatti Giulio Gottardo: «In Italia i dipendenti pubblici, in media, sono tuttora pagati circa il 24 per cento in più rispetto a quelli privati (36.350 euro annui per unità di lavoro contro 29.260). In realtà, un divario a favore dei dipendenti pubblici è comune in molti paesi avanzati e riflette differenze nelle caratteristiche dei lavoratori in questione (istruzione, mansioni, esperienza ecc.). La differenza nelle retribuzioni non dovuta a queste caratteristiche è il cosiddetto wage premium dei dipendenti pubblici, ovvero la retribuzione media aggiuntiva che un dipendente riceve per il semplice fatto di lavorare per la PA. Tenendo conto delle differenze nelle caratteristiche di dipendenti pubblici e privati, studi passati avevano evidenziato come, a metà degli anni 2000, il wage premium effettivo degli statali in Italia fosse attorno al 14 per cento, contro una media del 5 per cento negli altri paesi avanzati. Il wage premium si era poi ridotto ed attualmente risulta in linea con la media estera. Di conseguenza, nel confronto internazionale, al momento non sembrerebbe che i dipendenti pubblici italiani siano sottopagati rispetto a quelli privati».

Game, set e match. Domani andate a lavorare per rispetto a chi vi paga lo stipendio e per rispetto, soprattutto, ai vostri colleghi negli ospedali e in prima linea. Pensate che se continua così, non ci sarà base imponibile per pagare i vostri prossimi stipendi e che a breve verrete, con noi, in mezzo a una strada. Così vedremo come ve la cavate nel libero mercato…

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