Cattolica, ecco il j’accuse di Alberto Minali: «Così venivano indirizzate le assemblee»

Il Vietnam di Cattolica è iniziato: a due settimane dell’udienza del Tribunale delle Imprese di Venezia sul ricorso dei piccoli azionisti, l’Ansa rilancia oggi le dichiarazioni dell’ex AD di Cattolica, Alberto Minali, alla Consob, dichiarazioni che hanno dato il via all’inchiesta della Procura di Verona. Secondo quanto riportato dall’agenzia di stampa, l presidente di Cattolica Assicurazioni, Paolo Bedoni, chiese all’ex amministratore delegato Alberto Minali di interrompere i rapporti contrattuali con i soci-fornitori e i soci-consulenti di Cattolica che in assemblea votavano in modo non conforme alle indicazioni del Cda. Questo risulta dai verbali delle dichiarazioni rilasciate da Minali alla Consob lo scorso 15 novembre, nell’ambito degli accertamenti dell’authority di Borsa che sono finiti sul tavolo della Procura di Verona. E dopo il lancio d’agenzia il titolo Cattolica ha perso in Borsa oltre due punti percentuali, chiudendo a 5.025€/azione dopo aver toccato il minimo di giornata a 4.96€/azione.

«La “confessione” eclatante di tale operato si rinviene negli interventi, poi non verbalizzati, del presidente, del segretario, l’ordinario di Economia aziendale all’Università di Verona Alessandro Lai e della vice presidente Barbara Blasevich, nella seduta del 10 maggio 2018 a seguito dell’assemblea del 28 aprile 2018» mette a verbale Minali, sottolineando che per avere prova della discussione, “volutamente non verbalizzata”, sia “sufficiente ascoltare la registrazione delle sedute consiliari” conservate nella segreteria societaria, di cui Minali, peraltro, è “in possesso”.  «In tale circostanza – afferma Minali – il presidente si scaglia veementemente contro quei fornitori e consulenti aziendali soci  che hanno votato contro le proposte del consiglio di amministrazione proponendo la cessazione di ogni rapporto contrattuale con costoro. Ciò sul presupposto non celato che gli incarichi dovessero essere assegnati in funzione delle manifestazioni di voto e non in ragione della qualità ed economicità dei servizi».

Un “suggerimento” che viene ripetuto in altre occasioni” a Minali “invitandolo di adottarlo urgentemente” ma a cui Minali “non darà mai esecuzione”. Le dichiarazioni rese da Minali alla Consob, che assieme all’Ivass voleva vederci chiaro sulle ragioni della sua revoca, sono state seguite da una serie di accertamenti culminati nella lunga ispezione avviata il 18 dicembre 2019. Un’ispezione con cui la Consob ha indagato ad ampio raggio sulla governance di Cattolica, accendendo un faro anche sull’assemblea dell’aprile 2019 e sulle modalità di raccolta delle deleghe. Nell’ambito di questi accertamenti è partita una segnalazione alla Procura di Verona, che, si è scoperto venerdì quando ha perquisito la sede di Cattolica, sta indagando con l’ipotesi di reato – contestata a Bedoni, al DG Ferraresi e Lai – di illecita influenza sull’assemblea.

 «Il presidente ha ‘”sfruttato” la mia reputazione sul mercato e tra i soci al fine di ottenere i consensi necessari alla sua rielezione nell’assemblea di aprile 2019 per poi realizzare nel tempo il piano finalizzato alla revoca delle mie deleghe così da impedire che la mia azione di ‘pulizia’ aziendale intralciasse lo schema di mantenimento del potere posto in essere attraverso il controllo delle deleghe raccolte tramite agenti, fornitori e consulenti aziendali» dichiara Minali davanti alla Consob, secondo quanto l’ANSA è in grado di ricostruire.

 «Il meccanismo di controllo delle deleghe si snoderebbe anche tramite alcuni agenti incaricati della raccolta delle stesse» e incaricati “di prestare i propri servizi”, incluso “il pagamento delle spese di trasporto”, solo ai soci disponibili a votare a favore delle delibere presentate dal Cda. Minali ricorda che prima del suo arrivo le spese di trasporto erano “riconosciute sotto forma di rappel provvigionali (una sorta di premio, ndr) a favore delle agenzie coinvolte” mentre a partire dal 2018, su suo impulso, la società ha organizzato un servizio pullman per favorire “l’accesso del maggior numero possibile di soci” facendosi carico dei costi di trasporto senza l’intermediazione degli agenti”, il cui “recupero di redditività” – ritenuto essenziale da Minali per il suo piano industriale – ha trovato “molti ostacoli e ritardi”.   «Un altro pilastro del sistema di raccolta dei voti” è rappresentato “dalla Coldiretti“, di cui Bedoni è stato a presidente per un decennio e con la quale Cattolica, riferisce Minali, aveva in essere un contratto distributivo di polizze con pagamento di contributi e provvigioni completamente indipendenti  dalla qualità del business prodotto“, una “cospicua sponsorizzazione” di 2 milioni e operazioni d’investimento “pesantemente negative” nel fondo Agris. Rapporto che Minali afferma di essere riuscito a condurre sulla strada dell’economicità per Cattolica, raccogliendo però le critiche di Bedoni, secondo cui – riferisce Minali – “il recupero di redditività, di cui Cattolica aveva bisogno nel business agro-alimentare, è stato realizzato in spregio dei pluriennali rapporti relazionali con il mondo associativo rappresentato dalla Coldiretti».

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