Cattolica, ultime limature sul cda del dopo-Bedoni. Ivass aspetta la lista per domenica, una decina i posti disponibili per gli “indipendenti”

(s.t.) Procedendo a passi spediti verso l’assemblea dei soci, ultima dell’era cooperativa e il passaggio a SpA, i vertici di Cattolica Assicurazione sono impegnati questa settimana nelle ultime mosse decisive per la trasformazione dell’assetto di governance e per l’aumento di capitale. Come ricorda Il Sole 24 Ore, la scadenza per la definizione e il deposito della lista dei componenti del nuovo consiglio di amministrazione è fissata per domenica 18 aprile, e quindi è probabile che il cda uscente si riunisca appena prima del termine per presentare i nomi del nuovo board, che non potrà prescindere dalle indicazioni del socio di riferimento, cioè Generali. Improbabile che Trieste si esponga con proprie candidature, quindi la lista è ipotizzabile come frutto di un insieme condiviso di “desideri” e di “istruzioni”. Peraltro non è escluso che possano essere avanzate candidature di altri esponenti, come i vari azionisti che hanno recentemente concordato un manifesto proprio incentrato sulla governance.

Su tutte queste mosse e attese vigila comunque l’Ivass, l’autorità di vigilanza assicurativa, che mantiene i fari puntati sul futuro della compagnia soprattutto per quanto riguarda la gestione nell’immediato del dopo assemblea, fissata per il 14 maggio. Con la Commissione parlamentare di inchiesta il segretario generale Ivass Stefano De Polis era stato chiaro: “Gli accertamenti ispettivi hanno rilevato rilevanti irregolarità gestionali, originate nelle serie disfunzioni della governance aziendale con un cda che ha mancato di esercitare le proprie prerogative di indirizzo di gestione e controllo”. La prescrizione era stata tombale: il nuovo cda dovrà cambiare integralmente a partire dal presidente Bedoni, a parte i tre membri in quota Generali e l’ad Carlo Ferraresi. Ricapitolando i passaggi della vicenda, il cda uscente ha il compito di indicare i nomi affiancato nella selezione dal consulente Spencer Stuart.

Il risiko è complicato: in una lista devono convergere i valori espressi dalla ex cooperativa, le esigenze del territorio, le richieste dell’Ivass e gli interessi di Generali, che dopo le intese estive seguite all’aumento di capitale potrà mantenere appunto i tre posti. Ma non di più, almeno direttamente, per non incorrere in una obiezione sul ruolo di direzione e controllo che obbligherebbe Trieste a lanciare un’onerosa Opa su Lungadige Cangrande. Una decina i posti contendibili riservati ad amministratori indipendenti su un totale di 13-15, secondo l’accurata analisi svolta dagli esperti di Assicurazioninews. A parte le poltrone a parte, nel mirino c’è già il rendez-vous con il mercato per la seconda tranche della ricapitalizzazione chiesta dall’Ivass per altri 200 milioni, da condurre in porto entro la fine di luglio.

Qui, come spiega Assinews, potrebbe esserci se non un colpo di scena almeno una strada alternativa da percorrere. I 200 milioni di aumento di capitale potrebbero essere sostituiti oppure “preceduti” da una raccolta consistente in un insieme di obbligazioni convertibili e convertende, con caratteristiche più “premianti” verso i piccoli azionisti che la società vuol trattenere come azionariato storico. Più che di una notizia o di una indicazione, si tratta di una proposta che arriva da Francesco Brioschi, docente emerito di corporate governance e finanza al Politecnico di Milano. Favorevole alla tabula rasa del cda richiesta da Ivass e alla modifica in SpA, Brioschi fa notare che Cattolica ha già una solida situazione patrimoniale e un Solvency II ratio decisamente migliorato negli ultimi tempi. In questa situazione, dice, “un aumento di capitale classico porterebbe inevitabilmente a una contrazione del prezzo di mercato e sarebbe sgradito sia ai piccoli che ai grandi azionisti”. Di qui l’idea di chiedere a Ivass di lanciare bond di varia natura, ancora da valutare, per evitare i problemi collegati a un ulteriore aumento di capitale e non danneggiare gli investitori vecchi e nuovi.

Dalla compagnia è infine arrivata la notizia che in esecuzione dell’accordo sottoscritto da Cattolica con UBI Banca sulla risoluzione anticipata (rispetto alla scadenza del 30 giugno) degli accordi di bancassurance vita, è stata formalizzata la cessione della partecipazione di Cattolica in Lombarda Vita a favore di Intesa Sanpaolo, subentrata a UBI Banca per effetto della recentissima fusione. In cambio Cattolica ha ricevuto 219,8 milioni (e altri 80 milioni legati a un finanziamento verranno versati in seguito) dopo l’ok definitivo di Ivass. Con il perfezionamento dell’operazione Cattolica realizzerà un utile superiore a 100 milioni sul consolidato 2021, mentre l’utile nel bilancio civilistico sarà 60 milioni. La stima è che con il deconsolidamento di Lombarda Vita il Solvency Ratio crescerà di 8 punti sul dato 2020.

Facebooktwitterredditpinterestlinkedinmail