Catullo beffato da Treviso che diventa l’hub Ryanair per la Save. Scalzotto: valuteremo il piano di rilancio

La notizia ha fatto andare di traverso il caffè questa mattina a più di un osservatore: Ryanair ha annunciato 18  nuovi voli da Treviso a partire dalla prossima primavera, quando la pandemia sarà – si spera – un ricordo. 45 rotte per l’ estate, di cui 39 internazionali, 153 voli a settimana. Treviso è l’altro scalo del Veneto Orientale di Save, la società guidata da Enrico Marchi, che possiede il Marco Polo di Venezia e che sarebbe (è, in base ai libri sociali) il partner industriale del Catullo di Villafranca. In pratica, sullo scalo che comunque porta traffico su Venezia  (difficile che i 18 voli siano tutti destinati a far arrivare turisti sulle colline del Prosecco) la Save investe; su Verona, invece no.

Perché, banalmente, se vuoi avere Ryanair al tuo scalo devi mettere sul tavolo un bel po’ di euro: la compagnia irlandese, infatti, non si muove gratis ma sceglie – giustamente –  le mete sulla base del tornaconto economico. E nella strategia della ripartenza, per Save Verona non c’è.

La scelta della Save, dunque, riapre il discorso sul ruolo che la società veneziana ha disegnato per Verona dove è il secondo azionista con la responsabilità della gestione. E se in passato le polemiche erano alimentate da qualche esponente della Lega, l’europarlamentare Paolo Borchia ad esempio, o del centrosinistra, l’onorevole Gianni Dal Moro altro esempio, adesso a porsi delle domande sono anche i soci di Aerogest, ovvero del primo azionista del Catullo, la società che raccoglie i maggiori soci pubblici. Manuel Scalzotto, alla Settimana veronese della finanza, non ha avuto mezzi termini: «Save è il partner industriale che ha riportato in equilibrio il Catullo messo in difficoltà dalle precedenti gestioni pubbliche. Quello che però vediamo ora è che molto spesso Save tende a fare le sue scelte senza guardare troppo agli obiettivi dei suoi soci pubblici che hanno sì interesse all’aspetto economico, ma soprattutto a quello strategico di questa infrastruttura, il cui obiettivo è portare sviluppo nel suo bacino di riferimento. E Save non deve dimenticare che il Catullo è stato realizzato coi quattrini dei cittadini di questo territorio. Valuteremo nei prossimi giorni i programmi di rilancio del Catullo: sappiamo che il momento non è certo facile e non sappiano come risponderà il mercato post-covid. Ma siamo consapevoli che nei prossimi mesi il pubblico dovrà intervenire in maniera importante per rimettere in moto la macchina…».

Per la ripresa di Verona, un Catullo pienamente operativo è fondamentale. L’impressione è che l’approccio de minimis della Save continuerà privilegiando Venezia. Una situazione che il primo azionista (che può superare anche il 51% del capitale mettendo assieme anche gli altri enti territoriali lombardi e veronesi, più Bolzano) forse adesso non sembra più disposto a tollerare in silenzio.

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