CDP col Fondo Strategico Italiano era pronta ad entrare nel Vinitaly con 40 milioni cash. Intanto si dimette il capo del commerciale di VeronaFiere, Innocenzi

Cassa depositi e prestiti, attraverso il Fondo Strategico Italiano di cui è azionista assieme a BancoPoste e le più importanti banche italiane, era pronta ad entrare con 40 milioni di capitale fresco nello spin-off del Vinitaly: in pratica, il progetto portato sin quasi alla conclusione dall’allora presidente Ettore Riello, prevedeva lo scorporo in una newco del Vinitaly con una salda maggioranza del capitale nelle mani ovviamente di VeronaFiere, ma con un importante apporto di FSI (uno  dei principali investitori italiani in capitali di rischio) che avrebbe garantito un piano di sviluppo a lungo termine inizialmente lanciato dalla liquidità della fiera scaligera. A guidare la newco avrebbe dovuto essere l’attuale DG di VeronaFiere, Giovanni Mantovani. FSI sarebbe scesa in campo con Maurizio Tamagnini,  l’amministratore delegato e deus-ex-machina della società di investimento, che però avrebbe incontrato l’opposizione di alcuni soci, si parla della Camera di commercio, guidata dal cugino del presidente Riello, Giuseppe Riello. Tamagnini – un passato alla Bank of America con circa un centinaio di operazioni di finanza straordinaria all’attivo –  ha raccolto 1,4 miliardi € ed è entrato in alcuni realtà industriali di prestigio come Missoni, Cedacri, Adler.

I 40 milioni di € avrebbero garantito al Vinitaly, ed al suo socio di maggioranza, di effettuare massicci investimenti ben  prima dell’emergenza Covid-19, consolidando il proprio perimetro internazionale; la stessa pandemia sarebbe stata affrontata da tutt’altra prospettiva.

Intanto, nell’attesa della fine della due diligence per il prossimo aumento di capitale da 30 milioni  (un ruolo fondamentale verrà assunto, si dice in queste ore, dalla Fondazione CariVerona già socia al 24,078%: l’unica con free capital disponibile per questa operazione straordinaria), si registrano le dimissioni di Flavio Innocenzi, direttore commerciale di VeronaFiere, un vero e proprio fulmine a ciel sereno, arrivato in un momento delicato e di estrema attenzione sulla componente attiva del business scaligero. L’emergenza in corso porterebbe ad una soluzione interna per la sua sostituzione.

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