Credito: nel 2015 la crescita delle sofferenze pressoché interamente (91,8%) concentrata negli affidi superiori a 500.000 euro

“Crediti inesigibili, sofferenze, impieghi, termini che negli ultimi tempi sono diventati più usuali del solito, in relazione alle vicende che coinvolgono gli istituti di credito, al netto dei comportamenti delinquenziali di qualcuno per i quali ci auguriamo che la magistratura faccia giustizia, rapidamente”.
Il Presidente di Confartigianato Verona, Andrea Bissoli, introduce così uno studio della Confederazione artigiana, su dati della Banca d’Italia, che, tra le 110 province italiane, colloca Verona all’83% posto nella classifica nazionale delle sofferenze bancarie rispetto agli impieghi, a carico del totale delle imprese scaligere.
Secondo l’analisi a livello nazionale, a giugno 2015 a fronte di crediti bancari ad imprese e famiglie per 1.532,4 miliardi di euro, si registrano crediti deteriorati per 348,9 miliardi, pari al 22,8% del credito totale, e tra questi le sofferenze raggiungono i 204,6 miliardi, pari al 13,4% dei crediti; il tasso di copertura delle sofferenze – dato dall’ammontare delle rettifiche di valore in rapporto alla corrispondente esposizione lorda – è del 58,7%.
La comparazione europea proposta nel Fiscal Sustainability Report 2015, pubblicato lo scorso 18 gennaio, evidenzia che nel 2014 la quota di prestiti deteriorati in Italia è del 15,8%, superiore al 6,9% della Spagna, al 3,6% della Francia, e al 2,5% della Germania.
Nell’ultimo anno la loro crescita è stata di 2,9 punti, superiore all’aumento di 0,7 punti in Germania mentre in Francia e Spagna la quota di NPL è scesa di 1 punto.
Sulla base dei dati per classe di grandezza della sofferenza del Bollettino statistico di Banca d’Italia, pubblicato venerdì scorso, si osserva che al III trimestre 2015 il 70,3% delle sofferenze nette – al lordo delle svalutazioni e al netto dei passaggi a perdita eventualmente effettuati – si concentra sopra i 500.000 euro, e si riferisce al 4,7% degli affidati, con un valore medio di 2,2 milioni di euro, maggiormente compatibile con il taglio del finanziamento di medie e grandi imprese.
Sotto tale soglia – afferma il Presidente di Confartigianato Verona – troviamo il 95,3% degli affidati in sofferenza che rappresentano solo il 29,7% dell’importo, con un valore medio di 46mila euro”.
Considerando i prestiti al totale delle imprese, al III trimestre 2015 l’incidenza delle sofferenze è pari al 16,8%; una maggiore incidenza, pari al 27,6%, nelle Costruzioni, segue con il 16,4% il Manifatturiero e con il 13,9% il comparto dei Servizi ad altri. [//]Il peso delle sofferenze è più elevato nel Mezzogiorno, arrivando al massimo del 24,3% nelle Isole, seguito dal 22,9% del Sud; per il Centro si scende al 20,2% per il Nord Est al 14,6% e nel Nord Ovest al minimo del 13,3%.
In Veneto si conta un totale di 97.175 milioni di euro di impieghi bancari da parte del totale delle imprese, con 15.434 milioni di sofferenze, che incidono, dunque, per il 15,9%, piazzando la nostra regione ad un positivo tredicesimo posto tra le 20 regioni italiane.
Per le società non finanziarie, gli impieghi sono di 87.147 milioni, mentre le sofferenze raggiungo i 14.277 milioni, equivalenti al 16,4%.
I crediti bancari in sofferenza per le “famiglie produttrici”, che la Banca d’Italia individua nelle imprese individuali e in quelle con meno di 5 addetti, invece, corrispondono a 1.157 milioni di euro, su un totale di 10.028 di impieghi (11,5%).
Anche Verona non se la cava male sul totale delle 110 province italiane. Il suo 83° posto nella classifica delle sofferenze, per il totale delle imprese, è dato da 3.045 milioni di euro sui 20.642 degli impieghi, corrispondenti al 14,8%.
Decisamente inferiore la percentuale delle sofferenze bancarie riconducibile alle micro e piccole imprese veronesi, che, con 266 milioni sui 2.443 degli impieghi, arriva al 10,9%, mentre alle società non finanziarie, in terra scaligera, su 18.199 milioni di euro di impieghi, vanno imputati 2.779 milioni di euro di sofferenze, equivalenti al 15,3%.
“Per chiarire meglio – spiega Andrea Bissoli, Presidente di Confartigianato Verona – con il termine ‘impiego’ si intende l’insieme di operazioni mediante le quali le banche concedono, a famiglie e imprese, risorse finanziarie che si sono procurate con operazioni di provvista.
Tra queste: l’apertura di credito in conto corrente, i mutui attivi, i crediti ipotecari, i prestiti personali, il leasing finanziario, la cessione del credito del cliente alla banca e gli anticipi su fatture emesse. La sofferenza, invece, è un credito che la banca vanta nei confronti di soggetti in stato d’insolvenza. Come rilevato dallo studio di Confartigianato, nell’ultimo anno la crescita delle sofferenze è pressoché interamente (91,8%) concentrata negli importi superiori a 500.000 euro, che sono generalmente ben lontani dalle somme che richiedono famiglie e micro e piccole imprese. Qui a Verona non stiamo male, ma, guardando il confronto con l’Europa, stare bene è tutta un’altra cosa”.
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