Culle vuote, l’Italia rinuncia al suo futuro. Cambiamo rotta prima dell’estinzione

(di Paolo Danieli) In Italia ci sono 59.816.673 abitanti. Il dato è dell’Istat, relativo a tutto il 2019. Conferma la crisi demografica di un paese dove il calo delle nascite è compensato solo parzialmente dall’arrivo degli stranieri che oggi rappresentano l’8% della popolazione. Se nel biennio 2018/19 gli italiani sono 800 mila in meno, gli stranieri sono aumentati un milione e sono 5.039.637.   La diminuzione delle nascite, combinata con l’aumento della durata media della vita, produce il risultato che ci sono 5 vecchi per 1 bambino. L’età media è di 45 anni. Poi c’è tutta una serie di altri dati che se si possono andare a leggere sul rapporto Istat. Ma questi sono i più rilevanti. 

E’ evidente che una società che rinuncia a fare figli è una società che non crede in sé stessa e non ha futuro. E’ una società devitalizzata, con energie in esaurimento. Una società di vecchi. E i vecchi, con tutto il rispetto, sono portatori di esperienza e saggezza, ma non di quell’energia necessaria per affrontare e costruire il futuro. Il problema è gravissimo. Ma non una sorpresa. Chi scrive nel 1993 aveva presentato in Senato il disegno di legge “Nuove norme per una politica della popolazione” che lanciava l’allarme e stabiliva dei provvedimenti a favore della natalità. La sinistra mi accusò di volere “8 milioni di baionette”. L’allarme restò inascoltato. E il ddl in un cassetto. E in 27 anni si sarebbe potuto fare qualcosa.

A distanza di molti anni, quando il tasso di natalità è a 1,29 -per garantire il ricambio della popolazione è necessario un tasso di 2,07- in Italia è stato stabilito un “bonus bebè” di 80/100 euro. Una cosa ridicola rispetto a quello che fanno nei paesi scandinavi o in Giappone dove alle coppie sotto i 40 anni che hanno un figlio viene dato un sussidio di 4.850 euro l’anno. Ma il problema non è solo economico. Il resto lo fanno la precarizzazione, l’instabilità sociale, l’impoverimento, la demolizione dei modelli tradizionali come la famiglia, l’instabilità politica, la cultura dominante. O ci mettiamo mano o l’Italia scomparirà.

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