Dal caso Chievo un’idea. Rinnovare il calcio, Hellas compreso. Coinvolgere i tifosi con la blockchain

( di Paolo Danieli) Che cosa c’è dietro la vicenda Chievo (nella foto Sergio Pelissier, uno dei possibili protagonisti della ripartenza)? Mettiamo da parte il tifo, errori tecnici e amministrativi, simpatie e antipatie. Andiamo al cuore del problema. Chievo o Hellas cambia poco. Ragioniamo da veronesi. Verona ha avuto per più di vent’anni due squadre ai massimi livelli. Orgoglio per tutta la città. Quando frequentavo Roma non c’era una volta che appena qualcuno sapeva da dove venivo mi facesse i complimenti per il miracolo Chievo. Io non avevo nessun merito. Ma li incassavo volentieri perché da lontano, per un romano, era Verona che vinceva. Era Verona che dimostrava capacità, che faceva vedere che con pochi soldi era riuscita a mettere in piedi una squadra fenomeno e simpatica a tutti. E io come veronese godevo. 

Eh sì, perché come L’Adige ha sottolineato più volte, il calcio per l’Italia è più di uno sport. E’ un fenomeno socio-culturale che coinvolge vasti settori del paese. Lo dimostra la recente partecipazione popolare all’impresa della nazionale agli europei. Il calcio fa parte della cultura popolare. Solo che com’è impostato oggi, a causa dei grandi interessi che gli girano attorno, è pesantemente condizionato dai soldi. Che a Verona mancano. 

Cosa risultata evidente in tutta la sua dirompenza in questi mesi per il Chievo. Ma non dimentichiamo che il Verona è del signor Setti da Carpi, che come è arrivato, può anche andar via. Della serie “se Sparta piange, Atene non ride”. Gli imprenditori veronesi hanno il braccino corto. Nessuno, dopo Bonazzi o Chiampan, s’è più fatto carico del Verona. A parte Campedelli.  Questo va detto a suo merito, anche se poi le cose sono andate male. Ma lui e la sua famiglia al calcio veronese hanno dato. Su questo non si discute. E allora, se nessuno dei grandi industriali di casa nostra sente il bisogno di impegnarsi in questo grande fenomeno popolare, mi chiedo: perché non pensare ad una forma di azionariato popolare, ricorrendo anche alle più moderne tecnologie che utilizzano la  blockchain per coinvolgere i tifosi non solo come piccoli azionisti, ma anche come beneficiari dei risultati della squadra e dell’aumento di valore dei giocatori? Si potrebbe cominciare col Chievo. Ma se funziona…

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