Davide Casaleggio e Beppe Grillo: i piccoli Pol Pot de noantri che meritano di scomparire

(di Gianni De Paoli) Davide Casaleggio, proprietario del Movimento 5 Stelle, afferma che il suo è “un movimento che ha cambiato la storia dell’Italia combattendo proprio contro l’idea di partito, di casta e di accentramento delle decisioni nelle mani di pochi privilegiati chiusi in qualche stanza”.

E’ davvero paradossale che proprio lui parli di “decisioni nelle mani di pochi privilegiati chiusi in qualche stanza” quando il suo movimento è ciò che di meno democratico si sia visto nella politica italiana, dove il suo ruolo e l’impianto organizzativo – la piattaforma Rousseau- gli sono stati trasmessi dal padre Gianroberto per eredità, come fossero una casa o una macchina. Strano concetto di democrazia quello espresso dal giovane capo grillino che si scaglia contro il “partitismo” che secondo lui è  “il rifugio di chi ha paura di perdere i privilegi che ha accumulato”  ed è qualcosa che “rimane indelebile nel ricordo di ciò che non ha funzionato“. 

Dimentica che la democrazia italiana, al pari degli altri paesi occidentali  è basata proprio sui partiti e che ha cominciato a funzionare male proprio nel momento in cui i partiti sono stati svuotati del loro ruolo di intermediari fra popolo e istituzioni.  Ma si sa che i cinquestelle sono contro la democrazia rappresentativa, quella che dei partiti non può farne a meno. Loro sono per la democrazia diretta. Quella che hanno all’interno del loro movimento con la piattaforma Rousseau e di cui Casaleggio è il padrone. Pensare che 60 milioni di italiani possano esercitare la sovranità popolare sancita dalla Costituzione intervenendo personalmente ogni volta su ciascuna legge equivale ad annullarla. Se poi pensiamo che Grillo, pur di non fare le elezioni, è arrivato a dire che i parlamentari sarebbe meglio che venissero sorteggiati, non ci vuol molto a pensare che prima i grillini spariscono dalla scena politica meglio è per tutti.

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