Dopo il vertice sull’Autonomia Calderoli, ministro delle Regioni, è ottimista. Ma FdI la vuole abbinata alla riforma presidenzialista

Avanti sull’autonomia. Ma contemporaneamente al presidenzialismo e a Roma Capitale. La Lega spinge sull’Autonomia. Calderoli, ministro degli Affari Regionali, precisa che “fa parte del programma della coalizione”. E allora, appena tornata dal G20 di Bali, la Meloni ne ha voluto parlare subito con i vicepremier Salvini e Tajani e i ministri Calderoli, Lollobrigida e Fitto.
FdI frena, ma, consapevole che ormai una parte importante del suo elettorato è al Nord, non s’oppone. Sta maturando la consapevolezza che il ruolo di ‘Lega del Sud’ è ormai stato assunto dal M5S e non gli conviene metteresi di traverso a quella che è una esigenza di grandissima parte di un territorio, come il Veneto e la Lombardia, dov’è il primo partito.
Ma non riesce a non frenare, con la solita scusa: l’Autonomia va abbinata al Presidenzialismo, aggiungendo anche ‘Roma capitale’ (ma non è già la capitale d’Italia?) secondo uno schema già collaudato e che ha l’effetto di spostare l’asticella sempre più in là. Calderoli è paziente. “E’ nel programma di governo- dice- e intendiamo realizzarla”, ma non parla dei tempi.
Lollobrigida (FdI), ministro dell’Agricoltura, sottolinea che “abbiamo condiviso e pianificato il percorso da attuare sulle riforme necessarie al rafforzamento e all’ammodernamento dell’assetto istituzionale dello Stato, dal presidenzialismo a Roma Capitale e all’autonomia differenziata” e ricorda che la riforma presidenzialista è stata  definita “fondamentale” dalla Meloni nel suo discorso sulla fiducia.

A questo punto bisognerà vedere come reagirà la Lega di fronte alla tattica dilatoria di FdI che punta a spostare sempre più in là la data della realizzazione dell’Autonomia abbinandola alla riforma presidenziale della Costituzione, molto più impegnativa e molto più lunga. Potrebbe anche cedere, accettare di aspettare ancora, non mesi, ma anni, magari in cambio di qualcos’altro. Oppure potrebbe puntare i piedi per non scontentare ancora il proprio elettorato del nord, facendo propria la linea dei ‘governatori’.
E bisognerà anche capire come si vuol muovere FdI, che della coalizione è l’azionista di maggioranza. Gli conviene andare allo scontro con la Lega con la quale in questo momento costituisce lo zoccolo duro del governo? O gli conviene accontentarla su un provvedimento bandiera che però potrebbe consentirle di recuperare dei consensi, magari a discapito di FdI? La partita è complicata e va a toccare delicati equilibri nella maggioranza. 

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