Economia. Chiudono ancora 19 imprese artigiane al giorno

Torna in campo negativo il saldo tra le imprese artigiane nate e quelle chiuse nel terzo trimestre del 2015, sia in Veneto di (-275 ditte, -0,21%) e sia a Verona (-23 ditte, -0,09%). Una gelata prevista, pur dopo il timido segnale positivo fatto registrare tra aprile e giugno (+178 aziende in Veneto e +3 a Verona).
Questo nuovo calo, in Veneto, dato dalla differenza tra le 1.498 iscrizioni e 1.773 cessazioni, porta il saldo dei primi nove mesi dell’anno a meno 1.174 imprese ed il patrimonio di attività artigianali regionali a rimanere sotto la soglia delle 133mila con 132.687.
“Arrivavamo da un secondo trimestre 2015 praticamente in stallo – è il commento di Andrea Bissoli, Presidente di Confartigianato Verona -, con un saldo positivo, tra nuove iscrizioni e cessazioni, di sole 3 imprese artigiane. Avevamo accolto questo dato con freddezza, considerandolo più una frenata in discesa, che un inizio di risalita e, infatti, il terzo trimestre ha dimostrato che la nostra era una cautela a ragion veduta. In provincia di Verona, tra luglio e settembre, sono ‘nate’ 308 imprese, mentre ne sono ‘morte’ 331, con un saldo negativo di 23 unità e un tasso di crescita del -0,09%.
Per carità, si tratta sempre di numeri limitati, ma che raffrontati con quella che, invece, è una crescita nel numero totale di aziende in provincia di Verona, arrivate a 1.114 registrazioni, contro le 864 cancellazioni, per un totale di 250 imprese in più e un incremento dello 0,26%, dipingono un quadro prevedibile per quanto riguarda le micro e piccole imprese, soprattutto artigiane”.
A livello regionale c’è anche un peggioramento rispetto al -0,03% dello scorso anno e soprattutto, il Veneto è sotto la media nazionale -0,13%. [//]La vera nota dolente viene però dal confronto con l’anagrafe delle imprese nelle regioni più vicine e simili al Veneto. Crescono Valle d’Aosta con un +0,50% ed il Trentino +0,05%. Stabile il Friuli +0.0% ed in calo frazionale Piemonte -0,09% e Lombardia -0,10%.
Con il calo, in valore assoluto, peggiore d’Italia, l’artigianato veneto lancia l’allarme – commenta Luigi Curto Presidente regionale di Confartigianato -. Non solo perché si torna a chiudere, in questi ultimi tre mesi, ad una media di 19 imprese al giorno ma soprattutto perché è calata sensibilmente la dinamicità al suo interno. Sole 1.498 nuove iscrizioni rappresentano un valore tra i più bassi mai registrati, mentre le cessazioni sono rimaste quasi costanti: 1.773. Stanno ‘mortificando’ la voglia di fare impresa in questo Paese – conclude Curto – e c’è un unico indiziato: il governo. Ad esempio la Legge di Stabilità annunciata ieri, pur contenendo diversi spunti ed indicazioni importanti su temi come il lavoro, il fisco e gli incentivi, sembra però aver adottato strade lontane dal mondo della piccola impresa.
Lo sconto Ires, ad esempio, interesserà solo un impresa artigiana su 5. Mentre non è stata affrontata la deducibilità totale dell’IMU sugli immobili strumentali più volte richiesta da Confartigianato. L’incertezza è il male da combattere e l’annuncite acuta di cui sembra soffrire questo Governo non aiuta”.
“Va attuata la parte di Delega fiscale rimasta lettera morta – aggiunge il veronese Bissoli -, che darebbe alle imprese soggette ad IRPEF la possibilità di tassare ad aliquota proporzionale IRES gli utili non prelevati perché reinvestiti in azienda (la nuova “IRI”) ed ai soggetti in contabilità semplificata di pagare le tasse solo dopo l’incasso delle fatture.
Ma non solo, perché se Confartigianato ha sempre sostenuto che questo governo sembra più indirizzato a costruire un ambiente favorevole a misura di grande azienda, i fatti gli stanno dando ragione.
Sia chiaro: apprezziamo gli annunci relativi a nostre proposte che sembrano essere state accolte, ma la filosofia del ‘un colpo al cerchio e due alla botte’, dove il cerchio sono la maggioranza delle imprese italiane, ossia quelle di piccole dimensioni, che hanno tenuto insieme il tessuto sociale ed economico del Paese, mentre la botte sono le industrie, non ci porterà lontano”.
Tornando ai numeri. Se si entra nel merito dei singoli settori regionali, si possono trovare delle novità interessanti: per quanto riguarda il manifatturiero positiva la sua tenuta in generale (-0,13%) che si ripercuote nelle sue componenti principali tessile Abbigliamento e Pelli, legno e metalmeccanica. In campo positivo le attività legate al turismo come la ristorazione. Mentre per quanto riguarda la grande famiglia dei Servizi, i segni positivi superano di gran lunga quelli negativi.
Bene infatti tutto quello che va a supporto delle imprese e una conferma importante viene poi dai servizi alla persona (+0,09%) che, pur in un momento di contrazione della capacità di spesa delle famiglie, vedono comunque una timida crescita nel numero di imprese. Restano in sofferenza Edilizia -0,45% e Trasporti -0,43%. Facebooktwitterredditpinterestlinkedinmail