Fantacalcio con Draghi in campo: M5S e Pd all’opposizione se nasce un “patto per la Repubblica”

Ragazzi, inizia il fantacalcio! Proviamo a vedere se il Centrodestra può rientrare clamorosamente al governo con Mario Draghi buttando fuori dai ministeri – e soprattutto dalle centinaia di nomine da fare negli enti pubblici – gli azionisti del Conte-bis, ovvero CinqueStelle e Partito democratico. L’occasione è ghiotta, ma funzionerebbe? L’attuale Senato è composto da 321 membri (sei i senatori a vita, uno di diritto – il Presidente emerito, Giorgio Napolitano – e cinque di nomina presidenziale). Maggioranza richiesta: 161. Un fronte “per la Repubblica” che desse la fiducia a Draghi con la sola esclusione di M5S e Pd porterebbe a casa 194 voti contro i 127 di Crimi e Zingaretti.

Alla Camera ci sono attualmente 629 deputati, maggioranza (tralasciamo il gioco delle astensioni per non complicarla troppo) a 315. Anche in questo caso, il fronte “per la Repubblica” avrebbe una solida maggioranza: 333 deputati contro i 296 di M5S, Pd e Liberi e Uguali.

Vorrebbe dire un cambio di paradigma totale che potrebbe godere di un lasso di tempo ragionevole per fare il Recovery Plan, riorganizzare la campagna di vaccinazione, garantendo e sviluppando le autonomie regionali, chiudere con la pandemia e favorire la ripresa economica. Magari avrebbe difficoltà a gestire collegialmente alcune tematiche – immigrazione, diritto alla vita – ma potrebbe anche contenere le fughe in avanti – dalla giustizia al reato d’opinione, alla folle gestione dei migranti sedotti e abbandonati nel loro viaggio verso l’Europa dal buonismo imperante – che hanno caratterizzato il Conte-bis. Sarebbe un governo più attento alle necessità del Nord, e non esclusivamente a quelle del Sud; più efficace in economia e nelle politiche per il lavoro, più competente sulla scuola. Porterebbe in dote l’appoggio di tutto il mondo al di là delle Alpi e sdoganerebbe come forze di governo due terzi del Centrodestra. Magari, nel 2023, alle urne si presenterebbero come i salvatori del Paese.

Si torna alla casella di partenza: funzionerebbe? impossibile a dirsi. Certo, un’occasione ghiotta. Chi potrebbe non starci? Primi indiziati, Fratelli d’Italia che sarebbero non determinanti al Senato (i 19 senatori non cambierebbero il quadro), ma assolutamente decisivi alla Camera dove i 33 deputati farebbero la differenza fra avere o non avere la fiducia. Un’astensione potrebbe non avere lo stesso peso “politico” di una partecipazione al fronte “per la Repubblica” (Ecco, magari cambiamo nome: questo fa tanto fronte popolare della Spagna del ’36, non allarghiamoci troppo…)

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