I Nas dei Carabinieri controllano che i 13 dentisti veronesi no-vax non lavorino

I dentisti e i loro staff sono stati e continuano ad essere i più esposti al Covid e non solo. Ciò nonostante durante la pandemia, anche nei momenti più brutti, hanno continuato a erogare il servizio, quantomeno per i casi urgenti. L’Adige ha chiesto ad Elena Boscagin, presidente della Commissione Odontoiatri dell’Ordine dei Medici di Verona, qual è la posizione della categoria riguardo ai 13 dentisti non si sono vaccinati nonostante le sollecitazioni.
13 dentisti però non si sono voluti vaccinare. Sono tanti o sono pochi secondo lei? E quanti  sono, dott.sa Boscagin, i suoi colleghi fra Verona e provincia?
«Sono circa 1200 i dentisti a Verona e provincia. Quindi direi che i 13 che sono stati accertati su 1200 che si sono regolarmente vaccinati sono pochi da un punto di vista puramente numerico. Però rimane la gravità che se non si sono vaccinati nonostante le raccomandate inviate loro. Vuol dire che non vogliono vaccinarsi. E questo per chi esercita una professione sanitaria non è ammissibile. E pensare che la nostra categoria è stata fra le prime a sollecitare ed accogliere di buon grado l’obbligo vaccinale per i sanitari.»

Che spiegazione hanno dato? 
«Nessuna spiegazione. L’Ordine dei Medici, una volta appurata l’inadempienza all’obbligo vaccinale per il personale sanitario, sia pubblico che privato, non va a intervistare il dentista inadempiente, ma notifica direttamente all’Ulss in suo nominativo. Questo vuole la legge.

E che provvedimenti ha preso l’Ordine dei Medici nel loro confronti?
«Non è l’Ordine che prende il provvedimento di sospensione dall’attività professionale ma l’Azienda sanitaria Locale, nel caso di Verona l’Ulss9»

E chi verifica se effettivamente si astengono dalla professione?
«I NAS dei Carabinieri attivati dall’Ulss9 andranno a verificare se osservano o meno la sospensione comunicata dall’Ulss9»

Una volta per aprire uno studio dentistico bisognava essere odontoiatri. Dopo le cosiddette liberalizzazioni può farlo chiunque, basta che abbia i soldi. Di qui il fenomeno delle discusse catene dei centri odontoiatrici. Come giudica questo fenomeno?
«La legge che permette a chiunque di aprire uno studio odontoiatrico è stata un grave errore che ha avuto la conseguenza di mettere al centro il business e non la cura del paziente, come dovrebbe essere per ogni professione sanitaria. Quando il capitale prevale sulla presenza del professionista avviene inevitabilmente che l’interesse economico prevalga sulla professionalità che invece dev’essere al servizio del paziente. Per questo l’Ordine si sta muovendo per modificare la legge attuale in modo che le società che gestiscono gli studi e i centri odontoiatrici siano società di professionisti e dove il socio di capitale, se c’è, sia assolutamente minoritario. Solo così è possibile garantire al paziente che vi si rivolge di essere curato in scienza e coscienza e non a fini di business»

La sua categoria è considerata una categoria di professionisti ricchi. E’ vero o è una leggenda metropolitana?
«I dentisti sono considerati ricchi a sproposito. Forse era così una volta. Non certo adesso. Gli altissimi costi di gestione, per non parlare di quelli necessari per avviare un’attività professionale, fanno sì che i guadagni di cui a torto è accreditata la nostra categoria siano un vecchio ricordo di generazioni passate.»

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