Il 12 giugno s’avvicina e il gioco si fa duro. I social terreno di battaglia

Manca poco al 12 giugno, giorno in cui si vota per il rinnovo dell’amministrazione comunale di Verona, e il gioco si fa duro. Se finora i tre candidati sindaco erano rimasti nell’ambito del normale confronto, adesso che la data fatidica s’avvicina cominciano a darsi delle belle randellate. D’altra parte era prevedibile. La posta in gioco è alta e negli ultimi giorni la battaglia sarà senza esclusione di colpi. E sono i social il terreno di scontro. I post che girano sono al veleno. 

In uno – messo in giro dai tosiani – c’è l’audio di una telefonata, carpito non si sa come, quando e da chi, in cui un noto esponente del centrodestra assicura il suo interlocutore che in caso di vittoria di Sboarina – cosa da lui data per certa- i posti dei vari enti riservati all’opposizione verranno assegnati tutti al Pd e non ai tosiani. Come a voler dimostrare che nei confronti di Tosi c’è una preclusione assoluta, tale da portare ad un accordo con la sinistra sul ‘dopo’.

In un secondo video, frutto di un abile montaggio da parte di qualche avversario, si vede Tosi che parla doppiato da una voce artefatta che elenca, come se parlasse in prima persona, tutti i suoi errori, dal disastro economico della Fondazione Arena alla consegna dell’Aeroporto nella mani della concorrenza veneziana; dalla candidatura della Bisinella nel 2017 all’operazione Amia in Albania.

In un altro c’è l’elenco de “le balle di Tosolo”: “2015 ‘Sono a un passo da Zaia’ – arriva 40 punti indietro”. 2016 “Referendum renziano: ‘Vincerà il Si’, ma stravince il No”. 2017 “amministrative: ‘Terzo mandato e vinco’: niente terzo mandato, candida la fidanzata e perde.”

Ed è solo l’aperitivo di quello che vedremo nei prossimi giorni. 

Da queste prime battute lo scontro è fra Sboarina e Tosi. Il terzo candidato, Tommasi, rimane defilato, in penombra, forse per una sua scelta comunicativa che lo vuol far risaltare come una figura ‘altra’, distaccata, che non entra nella polemica. Della serie “fra i due litiganti il terzo gode”. Ma non è sufficiente per andare ad amministrare una città.

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