Il 64% dei “nostri” turisti viene dalla UE: con il passaporto vaccinale Verona potrebbe fare il pieno

(s.t.) Il passaporto vaccinale potrebbe essere l’uovo di Colombo per favorire la ripartenza del turismo dopo l’emergenza Covid e rappresentare quindi un’occasione di rilancio per il Triveneto. Lo sottolinea una ricerca della fondazione “Think Tank Nord Est”, secondo la quale in Veneto, Trentino Alto Adige e Friuli Venezia Giulia i turisti provenienti dai Paesi dell’Unione Europea sono più del 50%. Prima di puntare a un traguardo rilevante sarà però necessario accelerare la vaccinazione e definire anche misure di sostegno che diano più consistenza agli investimenti delle imprese.

Ma la sensazione è che la proposta di un “digital green pass”, che permetta ai cittadini dei Paesi europei di muoversi in tutta sicurezza evitando le trappole della quarantena, sia in prospettiva una reale occasione di rilancio per il turismo del nostro Paese, soprattutto per le regioni del Nord Est. Infatti, secondo l’analisi della fondazione Think Tank Nord Est, nei territori che già dimostrano una storica e fortissima vocazione all’ospitalità la quota delle presenze turistiche determinate dai Paesi che potrebbero adottare questo “passaporto” speciale antivirus supera il 50%. Secondo la proposta discussa dalla Commissione Europea il documento potrebbe essere valido in tutti gli Stati membri, ma sarà aperto anche alla Svizzera e al Liechtenstein, oltre che a Norvegia e Islanda.

In questo scenario Verona domina le classifiche ipotetiche a livello territoriale in Veneto, subito dietro alle due aree del Nord Est più favorite dal “digital green pass”, ovvero la provincia di Gorizia e quella di Bolzano, dove le presenze turistiche provenienti dai Paesi europei sono in media il 65,5%. Verona sarebbe invece la provincia più avvantaggiata del Veneto, grazie a una quota di ospiti europei del 64%. Sopra il livello del 50% anche Venezia e Udine, mentre Rovigo si attesta al 43%. A Trieste e Trento la quota è circa il 36%.

A livello di regioni invece è il Trentino Alto Adige che potrebbe giovarsi maggiormente del “digital green pass”, in quanto in media la quota di presenze turistiche provenienti dai Paesi europei è di quasi il 55%. Si tratterebbe di un’opportunità molto interessante anche per le altre regioni di Nord Est: infatti la quota di ospiti europei si aggira attorno al 50% in Friuli Venezia Giulia e Veneto. Al di fuori dell’area Triveneta ottime anche le prospettive che si aprirebbero per la Sardegna, dove le presenze turistiche europee sono intorno al 42%, mentre in Lombardia e Sicilia la quota è rispettivamente del 36% e del 35%, e si va oltre il 30% anche in Piemonte e Toscana. In media per l’Italia, la quota delle presenze turistiche sommando i Paesi che potrebbero adottare il passaporto vaccinale sfiora il 34%.

“La proposta di un pass per agevolare gli spostamenti dei cittadini dell’Unione Europea per motivi turistici”, spiega Antonio Ferrarelli, presidente della fondazione Think Tank Nord Est e del Distretto Turistico Venezia Orientale, “potrebbe certamente agevolare la ripartenza del settore, in particolare nel Triveneto. Il presupposto è però l’accelerazione del percorso vaccinale, che deve procedere senza indugi, altrimenti i turisti preferiranno le destinazioni dichiaratesi “Covid free”. D’altro canto le imprese hanno invece bisogno di solidi incentivi agli investimenti, in termini di finanziamenti agevolati garantiti, con tempi di rimborso fino a 30 anni. Il rilancio del settore turistico passa poi anche attraverso il rinnovamento delle strutture ricettive, per cui”, conclude Ferrarelli, “auspichiamo che il ministro Garavaglia sia disponibile ad adottare al più presto importanti misure a beneficio del settore turistico”.

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