Il Covid licenzia soprattutto le donne (-20% in Veneto). E la Regione risponde con progetti per 9 milioni per sviluppare le competenze

(di Stefano Tenedini) In quello che passerà alla storia come l’anno del Covid (speriamo che sia uno solo, tra l’altro) l’occupazione femminile è tra le voci che stanno soffrendo di più in un contesto che già le vede svantaggiate e prime vittime di ogni crisi congiunturale. Oggi il Veneto deve fare i conti con la riduzione di oltre il 20% dei posti di lavoro delle donne, che stanno affrontando il peggior impatto della pandemia. Per questo la Regione ha ripensato in ottica anti-Covid uno dei bandi previsti all’interno di “Il Veneto delle donne”, pacchetto a favore dell’occupazione femminile che tiene conto delle indicazioni delle imprese e delle parti sociali, aggiornato con i drammatici numeri del lavoro scomparso con il lockdown.

“Oggi le donne sono le più colpite sotto il profilo del lavoro. La riduzione di oltre il 20% dei posti si è innestata su una situazione già di forte sofferenza. Lavorando sulle competenze, sulla conciliazione dei tempi vita-lavoro e sugli strumenti dedicati al mondo delle donne e alle loro esigenze reali, vogliamo provare a essere di aiuto all’intera società”, ha spiegato l’assessore regionale al lavoro con delega alle Pari opportunità Elena Donazzan illustrando il bando. “L’obiettivo urgente delle prossime settimane è arginare il più possibile la perdita dei posti di lavoro e salvaguardare il patrimonio imprenditoriale della nostra regione, fatto di conoscenze e di esperienze, di persone e di strutture.  Da anni siamo impegnati per far crescere le imprese del territorio, per favorirne l’internazionalizzazione e la competitività, aggiornando le competenze dei lavoratori alle nuove sfide dell’innovazione tecnologica, e offrendo concrete occasioni di inserimento lavorativo, con più attenzione verso le persone più a rischio di esclusione, che sono appunto le donne e i giovani”.

Il tasso di occupazione femminile del Veneto riferito al 2018, è pari al 58,2%, con un picco percentuale del 73,8% per le donne con età compresa fra 35 e 44 anni. Interessante il dato sulle competenze: circa l’80,5% delle donne occupate è in possesso di un titolo di laurea o post-laurea, mentre il 65,3% possiede un diploma. Per quanto riguarda la distribuzione sul territorio, il tasso di occupazione femminile più alto si registra in provincia di Belluno con il 64,6%, mentre la percentuale più bassa del veneto è in provincia di Venezia con il 55,9%.

A fine aprile la Giunta veneta ha approvato il bando inserito nel pacchetto delle iniziative che prevedono un investimento di quasi a 9 milioni, di cui 3,5 destinati alla realizzazione di percorsi per donne disoccupate, con particolare riguardo per lo sviluppo delle competenze digitali e per la promozione delle competenze scientifiche e dei nuovi lavori nei confronti delle studentesse delle scuole superiori. Tra i progetti, 27 sono rivolti a quasi 2200 donne disoccupate e altri 45 progetti riguardano oltre 3500 donne occupate. Il provvedimento si distingue per alcune novità di contrasto alle difficoltà di partecipazione causate dal Covid. In particolare ci saranno voucher per la connessione di donne disoccupate: quasi 300 mila euro per partecipare in remoto ai percorsi di formazione oltre e per favorire l’entrata nel mondo del lavoro anche a distanza, con una quota di 250 euro a testa. Ci saranno inoltre i “voucher di conciliazione” per donne e uomini con responsabilità di cura nei confronti di minori, anziani o disabili: 210 mila euro gestiti da un unico ente per garantirne l’efficacia che favoriranno la fruizione totale o parziale di servizi di assistenza (massimo di 200 euro mensili a testa). Infine sono previsti vari interventi di formazione e di accompagnamento, finalizzati all’adozione di piani di smart working con gli specifici accordi aziendali.

“L’emergenza sanitaria ha costretto il mercato del lavoro a sperimentare in modo forzato e accelerato il lavoro agile, ma adesso occorre passare da una fase di test emergenziale a modelli organizzativi consolidati, non più basati sul tempo di lavoro ma sui risultati. Serve poi un approccio integrato tra le competenze scientifiche e umanistiche, ma anche tra le abilità tecnico-digitali e quelle umanistiche e creative”, ha concluso l’assessore Donazzan. “Contribuire al riavvicinamento delle competenze è fondamentale per favorire il rilancio e l’innovazione dell’impresa e del lavoro. E le donne in questo possono dare un contributo centrale all’esigenza sempre più sentita di trasformazione e di sviluppo a ogni livello”.

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