Il panettone di Prodi e il vuoto della Cdl

Due dichiarazioni autorevoli: «possiamo cadere per un soffio» e «avanti così e l’esecutivo non mangerà il panettone». Non sono di Tremonti o Berlusconi, ma di Boselli, autorevole esponente della maggioranza e di Clemente Mastella[//], nientemeno che il Ministro della Giustizia del governo Prodi. Non sono, entrambe, semplici constatazioni di difficoltà numerica, ma vere dichiarazioni di instabilità politica. La linea è quella di legiferare il meno possibile per non correre rischi soprattutto al Senato. Ma già entro breve ci sarà da approvare il cosiddetto “spacchettamento” della struttura di governo, cioè l’aumento del numero e delle competenze di Ministri e Sottosegretari. E già lì si porrà la fiducia, dopo solo tre mesi di vita. La conflittualità interna è rilevante; Di Pietro che accetta i voti del centrodestra per il suo Presidente della Commissione Difesa, si vuole occupare di giustizia infastidendo Mastella; Bertinotti che parteciperà al Gay Pride a Torino con le tiepide lamentazioni di Castagnetti; l’autorevolezza di D’Alema lascerà spazio alle polemiche su un immediato ritiro delle truppe dall’Iraq, dopo le dichiarazioni del Ministro della Difesa sulla totale evacuazione e neppure la protezione per i civili impegnati nella cooperazione di aiuto umanitario. Si potrebbe continuare con la importante e non facilmente comprensibile questione economica che – a parte le solite lamentazioni dei governi entranti – è assai complessa. Il Governo è impegnato a ridurre di cinque punti il cosìddetto cuneo fiscale e contributivo: per farlo occorrono 10 miliardi di euro. Da dove prenderli, a parte la manovra correttiva che, ad onta delle dichiarazioni ottimistiche, sarà assai dura? Il problema non è comunque quello della durata del Governo quanto della sua efficacia, che sembra agli stessi esponenti della maggioranza assai dubbia, soprattutto quanto più ci si avvicina a provvedimenti concreti ed a scelte dolorose. Del resto, per ora, mi pare che l’opposizione si stia impegnando nel contrasto: consente al centrosinistra l’esercizio dei pianisti, dei senatori a vita, non esagera – per ora – con i problemi di numero legale. Anche e soprattutto perché si vota assai poco. La cosa peraltro che stupisce più attenti osservatori è che l’opposizione pare senza strategia, un po’ troppo tramortita e incapace di sopportare il cambio di clima, non attenta al proprio futuro. Non c’è alcun segnale di una comune riflessione sul futuro, sulla alternativa politica, sul dopo Berlusconi come ipotesi politica. Nel centrosinistra almeno c’è il dibattito sul partito democratico, si sono parzialmente unificati i gruppi parlamentari, la base DS almeno parla e discute. Il centrodestra continua a vivere l’assenza della politica, sia a livello nazionale che locale, non si rende conto di essere essenziale al sistema e rischia di creare vuoti pericolosi per il Paese. Di fronte alle affermazioni di Bossi, certo provocatorie ma importanti, non ci sono se non banali dissociazioni. Berlusconi sembra ancora vittima della sua corte romana di adulatori e resta fermo, convinto che il cielo lo ripescherà. Prodi sembra invece fuggire dai suoi, temerne il contatto, le dichiarazioni, il disordine. Sta mantenendo la sua promessa: «Vi stupirò». Ci stupisce per la sua assenza, il suo essere sotto traccia, la mancanza di leadership. Non ci preoccupa la previsione mastelliana se il governo mangerà o meno il panettone. Ci preoccupa se lo mangeremo noi o se – senza drammatizzare – ci troveremo di fronte ad un periodo non certo di sangue ma probabilmente di lacrime. Facebooktwitterredditpinterestlinkedinmail