Il soprintendente non vuole i fuochi scenici dei Kiss. Un’intromissione che ci porta indietro di 30 anni e ripropone il tema dell’Autonomia 

Ci risiamo. C’è qualcuno che ci vuol far tornare indietro di 30 anni. E’ del 1993 la famigerata legge Ronchey con la quale il ministro dei Beni Culturali vietava l’Arena agli spettacoli non lirici. Decisione cui si allineò anche il suo successore, Domenico Fisichella, pur essendo di Alleanza Nazionale, come Pasetto e Danieli, i due parlamentari veronesi che protestavano per l’assurdità del divieto. Poi la ragionevolezza e il senso del tempo s’affermarono e l’anfiteatro più grande e più bello del mondo potè esser utilizzato anche per concerti e spettacoli diversi dalla lirica.

Adesso però, dopo 30 anni, ecco spuntare un epigono di Ronchey, il soprintende Tinè, che vorrebbe essere lui a decidere che cosa in Arena si può e non si può fare. E’ il caso del concerto dei Kiss del prossimo 11 luglio, unica serata in Italia , concerto d’addio per una delle band più famose del mondo, che richiamerà a Verona appassionati da tutt’Europa. Il soprintendente Tinè mette il becco sulla conduzione artistica dello spettacolo.

I Kiss notoriamente fondano i loro concerti, oltre che sulla musica, sugli effetti scenici, sull’abbigliamento e sul trucco, elementi che sono un tutt’uno con la loro personalità artistica. Elementi fra i quali c’è anche l’uso di “effetti pirotecnici di tipologia T1 e T2”, che non sono i soliti fuochi artificiali, come si potrebbe credere, ma degli effetti pirotecnici di scena che per legge sono ammessi anche al chiuso e che non sono per niente pericolosi, al punto che quelli che ci stanno più vicini sono proprio i Kiss! Artifici di scena che vengono utilizzati su un palco ignifugo e lontano dai gradini in pietra. 

Evidentemente questo non basta al dr. Tinè. Come non basta il fatto che i Kiss si siano già esibiti in Arena nel 2008 e nel 2015 senza alcun danno alle persone o alle cose, tanto che il Conservatore dell’Anfiteatro, a nome del Comune proprietario dell’Arena, non ha avuto nulla da eccepire quando nell’ottobre del 2019 è stata data la concessione per il concerto dell’11 luglio. 

Ora che il soprintendente vada a sindacare le scelte artistiche dei Kiss all’ultimo momento mettendo in difficoltà l’organizzazione, il Comune e l’immagine stessa di Verona diventa un problema che va oltre la dimensione culturale e dello spettacolo per dilatarsi ad una questione politica di gran lunga più pesante.

E’ pensabile e, tanto meno, accettabile che a decidere circa l’utilizzo di un bene di proprietà del Comune di Verona, cioè dei veronesi, sia una persona estranea alla città, alla sua sensibilità ed ai suoi interessi? 

Dopo 30 anni si ripresenta un problema non risolto. Allora Ronchey e Fisichella non volevano, il rock perché dicevano che le vibrazioni delle chitarre potevano lesionare le pietre dell’Arena. Adesso Tinè teme che gli effetti scenici pirotecnici le possano bruciare. Siamo alle solite. L’Arena però è dei veronesi. E i veronesi non vogliono che l’Arena diventi un museo. La vogliono viva, fruibile secondo le esigenze ed i gusti di oggi. Vogliono che sia una vetrina mondiale della loro città, non un reperto archeologico da visitare tutti in fila e in silenzio dietro a una guida.

Il tema è molto più ampio ed è riconducibile alla grande questione dell’Autonomia. E’ giusto che esista chi soprintende e tutela i beni archeologici, ambientali e culturali. Ma non può essere un estraneo, avulso dal contesto sociale del territorio. Anche questi organi di tutela del nostro patrimonio devono essere tolti di mano alla burocrazia ed al centralismo romano e devono essere trasferiti alle Regioni e ai Comuni. Così non si rischierebbe più che accadano cose come quella che stiamo vivendo a Verona. Il concerto dei Kiss è solo la goccia che deve far traboccare il vaso.

A proposito, dr. Tinè, come la mettiamo con la chiusura delle Olimpiadi nel 2026. Non è che il braciere olimpico sia troppo pericoloso per l’Arena e che sia meglio spostare la cerimonia di chiusura da qualche altra parte?

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