Hellas Verona, azionariato popolare per sfuggire all’agonia

Il Verona perde anche a Monza per 2-0. E’ ultimo in classifica con 5 punti in 13 partite. E’ l’8^ sconfitta consecutiva. C’è poco da dire sulla partita se non che anche oggi i gialloblu sono rimasti in 10 per l’espulsione discutibile di Magnani poco prima della mezz’ora. Poco prima Faraoni era dovuto uscire per un guaio muscolare il che, se collegato con tanti altri infortuni analoghi, la dice lunga anche sulla preparazione atletica dei giocatori dell’Hellas. Un solo tiro in porta. Un disastro. Non c’è altro da dire. E’ la solita storia. Inutile rigirare il coltello nella piaga e buttare sale sulle ferite. Questo è Il Verona. Quel che è stato è stato. Non si torna indietro.

Facile, guardando quello che avviene in campo, criticare le scelte tecniche e di mercato della società. Cioè di Maurizio Setti, che della società è il padrone dal 2013. Ma bisogna considerare che sotto la sua gestione l’Hellas è arrivato subito in serie A dov’è sempre rimasto fino ad oggi, salvo due retrocessioni. Un bilancio tutto sommato più positivo che negativo.

D’altra parte Setti non è neanche veronese. E’ di Carpi. E fa l’imprenditore. Va da sé che la visione che lui ha della società e della squadra è un po’ diversa da quella dei tifosi e dei veronesi amanti del calcio in genere. Legata più al business che alla passione. E’ lui che ha il portafogli. E lui fa i suoi conti. E li sa fare bene, visti i risultati. Le scelte che di un Verona che aspirava all’Europa ne hanno fatto uno da serie B rispondono a questa logica. 

Se i veronesi vogliono controllare il destino della loro squadra possono fare solo una cosa. Comprarsela. Lo strumento c’è: è l’azionariato popolare, visto che i grandi imprenditore veronesi non sono interessati. Altrimenti bisogna rassegnarsi all’agonia.

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