Immigrati: accordo europeo. Perplessità sul criterio dell’indennizzo

Il Consiglio Ue per gli Affari interni ha raggiunto un accordo sui migranti dopo sette anni di stallo. Ora il testo passa al vaglio del Parlamento europeo. “Siamo molto soddisfatti”, ha commentato il ministro dell’interno Piantedosi: l’Italia “ha ottenuto il consenso su tutte le proposte avanzate” e “non sarà il centro di raccolta degli immigrati per conto dell’Europa”.
Giorgia Meloni ritiene l’esito un successo. “Il problema è di tutti. Sono soddisfatta di essere riuscita a porre la questione”. “Il problema ce lo abbiamo tutti e occorre risolverlo all’inizio, alla partenza. Sono soddisfatta di essere riuscita a porre la questione perché è il modo per affrontarla insieme, così come sono soddisfatta del viaggio che faremo domenica con la presidente Von der Leyen e il primo ministro olandese Mark Rutte in Tunisia per affrontare un’altra grande questione che è italiana ma anche europea”.
“Quando noi non riusciamo a reggere i flussi migratori, in qualche modo il problema diventa di tutti”.
L’accordo, modifica le norme sul diritto d’asilo sia per quanto riguarda le responsabilità dei paesi di primo approdo, sia per quanto riguarda la solidarietà degli altri stati, per la quale sono previsti numeri precisi. Solidarietà che diventa  e obbligatoria, pena un indennizzo.
Su questo punto l’ipotesi europea era che i Paesi di approdo secondario potessero rifiutare l’accoglienza, indennizzando gli Stati di primo approdo con un risarcimento in denaro, quantificato in 20mila euro a migrante. Un meccanismo che l’Italia ha rifiutato, affermando la propria “dignità”, come ha spiegato Piantedosi, e ottenendo invece che quei soldi vadano in un fondo comune per finanziare interventi Ue. E’ stato cinque sancito il principio che gestione dei migranti e ricollocamenti non possono essere scaricati sui paesi più esposti.
Ma il criterio dell’indennizzo non è stato superato. E’ stato solo spostato. Invece di versare i soldi all’Italia li versano a un fondo europeo. Si potrebbe profilare così il caso che alcuni paesi Ue preferiscano lasciare gli extracomunitari in Italia pagando. E se se lo possono permettere…per noi la situazione non cambierebbe di una virgola rispetto a quella attuale.
Altro aspetto critico riguardava i rimpatri. L’Italia, che è riuscita ad aggregare intorno a sé un fronte diverso e più ampio del tradizionale blocco mediterraneo, ha centrato l’obiettivo: i rimpatri potranno avvenire anche nei paesi di transito, non solo in quelli di origine, e saranno i singoli Stati membri a valutarne “sicurezza” e “connessioni” con il migrante. 

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