Intesa-San Paolo, 180 miliardi fra moratorie e prestiti all’economia reale

Carlo Messina, nella foto, CEO di Intesa Sanpaolo, a margine dell’approvazione dei dati al 31 dicembre 2020 ha commentato l’impegno dell’istituto nella pandemia: «Il nostro sostegno al Paese si è manifestato attraverso il supporto all’economia reale, reso concreto dai 50 miliardi di credito messi a disposizione di famiglie e imprese, con la conseguente tutela dell’occupazione e il mantenimento dei flussi di liquidità tra comparti produttivi. Per primi abbiamo promosso le moratorie: nel corso di questi mesi ne abbiamo concesse per un valore complessivo pari a 95 miliardi. Abbiamo inoltre erogato prestiti assistiti da garanzia statale per un totale di 35 miliardi. Le misure da noi messe in campo comprendono uno strumento innovativo, come quello dei prestiti d’impatto, a favore della coesione di tessuti imprenditoriali attivi sul territorio.

In questo contesto di straordinaria complessità, nel 2020, superando il nostro obiettivo, abbiamo conseguito un utile netto pari a 3,1 miliardi di euro, escludendo l’impatto contabile della combinazione con UBI Banca e dell’impairment dell’avviamento della Banca dei Territori ed il contributo di 5 mesi delle attività di UBI Banca. Includendo il contributo di 5 mesi delle attività di UBI Banca, l’utile netto normalizzato è di 3,5 miliardi di euro, senza considerare l’impatto contabile derivante dalla combinazione con UBI Banca e dall’impairment dell’avviamento. Nel 2020 abbiamo ottenuto il miglior risultato di sempre nel settore assicurativo, con i ricavi dal ramo danni non motor in crescita a 500 milioni. Le commissioni hanno mostrato una significativa ripresa nel secondo semestre e in particolare nell’ultimo trimestre del 2020. Il margine di interesse è tornato a crescere annualmente dopo 5 anni consecutivi di calo. I costi nel 2020 segnano una riduzione del 3%. L’efficienza operativa è particolarmente elevata con un cost/income del 52%.

Il costo del rischio, senza considerare gli accantonamenti per gli impatti futuri della pandemia, scende a 50 punti base. Nell’ultimo trimestre dello scorso anno abbiamo ulteriormente accelerato la riduzione dello stock di crediti deteriorati; nell’intero 2020 è stata pari a 10,8 miliardi di euro. Grazie a ciò abbiamo superato con un anno di anticipo l’obiettivo di riduzione di crediti deteriorati previsto dal Piano d’Impresa 2018-2021 e abbiamo raggiunto i più bassi livelli di NPL ratio dal 2007 con un NPL ratio lordo del 3,7% – includendo UBI Banca e applicando la definizione EBA – e un NPL ratio netto del 2,3% includendo UBI Banca.

Inoltre, abbiamo allocato oltre 6 miliardi di euro dell’utile pare-tasse del 2020 all’ulteriore rafforzamento della sostenibilità dei nostri risultati destinando: 2,2 miliardi ad accantonamenti per futuri impatti della pandemia, 2,1 miliardi per accantonamenti addizionali su crediti deteriorati e in bonis di UBI Banca e 2  miliardi ai costi di integrazione».

Buone notizie, infine, anche per gli azionisti: «Nel mese di maggio – conferma Messina – intendiamo distribuire 700 milioni di dividendi in contanti, il quantitativo massimo stabilito dal Supervisore; una volta superate le restrizioni delle BCE chiederemo l’autorizzazione a distribuire in contanti – dalle riserve – la parte restante del payout ratio previsto, pari complessivamente al 75% di 3,5 miliardi di utile netto normalizzato 2020. Confermiamo l’impegno a erogare dividendi per un pay out ratio del 70% rispetto all’utile netto 2021, parzialmente attraverso un interim dividend nel corso di quest’anno, soggetto all’approvazione della modifica statutaria da parte della BCE e dell’Assemblea Straordinaria».

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