Ires per Confartigianato Verona taglio irrilevante

In provincia di Verona, l’intervento di taglio dell’Ires nel 2016, annunciato e contenuto nella Legge di Stabilità che sarà presentata nei prossimi giorni, non inciderà in maniera significativa sul mondo artigiano. “Quantomeno non lo farà sul numero delle imprese, coinvolgendone poche rispetto al totale, mentre avrà un peso relativo sul numero degli addetti coinvolti”. Il commento è di Andrea Bissoli, presidente di Confartigianato Verona, che illustra i risultati di un’elaborazione realizzata da Confartigianato su dati Istat e Unioncamere-Infocamere. La Legge di stabilità – secondo quanto delineato nella Nota di aggiornamento al DEF – dovrebbe contenere un primo intervento sull’Ires per il 2016, che si completerà “nel 2017 con un taglio dell’imposizione sugli utili d’impresa, onde maggiormente allineare l’Italia con gli standard [//]europei”. Un intervento sull’Ires, in Italia, riguarderebbe 861.817 piccole imprese (19,7% del totale delle imprese con meno di 50 addetti) mentre il rimanente 80,3% è soggetta ad Irpef; più elevata la quota degli addetti delle imprese soggette ad Ires, pari al 38,8% del totale. Le imprese artigiane attive soggette ad Ires sono 67.938, pari al 5,0% delle imprese artigiane; sulla base della maggiore dimensione media, in termini di occupazione i 451.006 addetti delle società artigiane soggette ad Ires rappresentano il 16,0% degli addetti totali delle imprese artigiane. In chiave settoriale si osserva la quota più elevata di addetti dell’artigianato in imprese soggette ad Ires nel Manifatturiero con il 23,4%, seguito dalle Costruzioni con il 14,5% e dai Servizi con il 9,6%. Nel dettaglio, si osserva a livello regionale in Veneto il peso maggiore – in termini occupazionali – delle imprese artigiane soggette ad Ires sul totale delle artigiane regionali, con il 22,4% (pari a 77.618 addetti); seguito – con valori sopra la media nazionale – da Emilia Romagna con il 21,6% (66.047 addetti), Marche con il 21,5% (26.656 addetti),Trentino Alto Adige con il 19,7% (14.957 addetti), Friuli Venezia Giulia con il 17,7% (11.599 addetti), Umbria con il 16,7% (8.923 addetti) e Toscana con il 16,2% (37.955 addetti). Per quanto riguarda le province, Vicenza è la provincia con il peso maggiore, sempre in termini di addetti, delle imprese artigiane soggette ad Ires sul totale delle artigiane della provincia, con il 31,1% (pari a 22.796 addetti); seguita da Modena con il 30,2% (16.871 addetti), Bologna con il 23,1% (14.141 addetti), Provincia Autonoma di Bolzano e Pesaro e Urbino con il 22,3% (rispettivamente 9.741 e 6.658 addetti).
Verona, invece, conta 24.664 imprese artigiane assoggettate all’Irpef e solo 1.541 rientranti nel “mondo Ires”, che rappresentano il 5,9% del totale. “La nostra provincia, però – continua il presidente di Confartigianato Verona – si attesta al 24° posto tra tutte le province italiane per peso del ‘mondo Ires’ sul piano degli addetti delle imprese artigiane. Infatti, se gli addetti coinvolti nel ‘mondo Irpef’ sono 47.461, quelli soggetti a Ires sono 10.476, ossia il 18,1% del totale”. “In realtà – continua Andrea Bissoli -, i principi enunciati nella Legge Delega di Riforma fiscale, che le micro, piccole e medie imprese italiane attendevano da tempo, non sono stati attuati e, pertanto, la riforma fiscale, di fatto, è a tutt’oggi una riforma ‘monca’. Altroché intervento sull’Ires! Avevamo chiesto di inserire nella prossima legge di stabilità le seguenti misure: istituzione dell’Imposta sul Reddito Imprenditoriale (“IRI”), finalizzata a dare concreti benefici fiscali a chi reinveste nella propria azienda gli utili; la tassazione del reddito delle imprese in contabilità semplificata secondo il ‘criterio di cassa’; la modifica del regime forfettario introdotto dalla legge di stabilità 2015, con lo scopo di incrementare le soglie di accesso e ridurre l’imposta sostitutiva; la definizione dei criteri che escludono le piccole imprese ed i lavoratori autonomi privi dell’ ‘autonoma organizzazione’ dal pagamento dell’IRAP; prevedere la totale deducibilità della futura ‘local tax’, che accorperà Imu e Tasi, dalle imposte dirette (Irpef/Ires) e dall’Irap”. In materia di Irap, le piccole imprese, tramite Rete Imprese Italia, avevano anche sollecitato ulteriori interventi al fine di ridurre l’incidenza dell’imposta soprattutto sulle imprese di minori dimensioni, proponendo l’estensione della “no tax area” Irap, attraverso l’incremento della franchigia, innalzando il limite dagli attuali 10.500 euro a 20.000 euro, in favore delle imprese individuali, delle società di persone e dei professionisti. E, sempre in materia di Irap, prevedere l’esclusione anche del costo del lavoro relativo a contratti a tempo determinato, in primis, quelli concernenti attività a carattere stagionale. Misura che completerebbe il processo di esclusione del costo del lavoro dalla base imponibile. Tra le altre richieste, l’abrogazione del meccanismo dello “split payment” che, oltre a procurare notevoli difficoltà finanziarie a tutte le imprese fornitrici della P.A., risulta anche superfluo a seguito dell’introduzione obbligatoria della fatturazione elettronica nelle transazioni commerciali effettuate nei confronti della P.A.; il ripristino, infine, della precedente misura del 4% della ritenuta applicata dalle banche sui bonifici relativi a detrazioni fiscali, in quanto l’attuale ritenuta dell’8% risulta eccessivamente onerosa per le imprese. Facebooktwitterredditpinterestlinkedinmail