La candidatura di Berlusconi al Quirinale pesa di più di quel che sembra

Se uno o due anni fa avessimo chiesto a un italiano qualsiasi se ritenesse possibile che Berlusconi si candidasse alla Presidenza della Repubblica ci avrebbe riso in faccia. Oggi non è più così. L’opzione che venga eletto non è poi così peregrina. Il Cavaliere ha lavorato in silenzio e si è creato una chance che non è poi così fantasiosa, anche perché corrisponde ad un preciso disegno politico che va oltre la sua persona. La principale obiezione ad una sua elezione è che la sua figura è divisiva.

Ma a ben vedere una sua ascesa al Colle avrebbe un significato esattamente contrario. Sarebbe una sorta di nuovo “compromesso storico”, l’accordo che negli anni ’70 associò al potere democristiani e comunisti. Adesso non ci sono più – o quasi- né gli uni né gli altri. Il nuovo “compromesso storico” sarebbe fra il centrodestra e il centrosinistra, estendendo al Quirinale l’accordo che ha permesso la nascita del governo Draghi. Ciò tranquillizzerebbe sia l’Europa che i mercati.

E l’economia italiana se ne avvantaggerebbe. In più darebbe a Draghi la garanzia di poter governare per i prossimi anni. Così riassettata, l’Italia avrebbe più stabilità e maggior credibilità internazionale. Una gestione “a tre” – Germania, Francia, Italia- dell’Ue potrebbe diventare realtà. Dal paese “a rischio Grecia” di qualche anno fa, diventeremmo uno dei tre stati-leader. Con un valore aggiunto che solo Berlusconi può portare: quello di avere un rapporto speciale con Putin. Non bisogna dimenticare che è stato lui il politico europeo più lungimirante nei rapporti con la Russia. Nel 2002 nella base militare di Pratica di Mare realizzò l’accordo fra Bush e Putin che faceva entrare la Russia nel Consiglio della Nato e chiudeva una volta per tutte la “guerra fredda”, in una visione molto diversa dal conflitto strisciante con la Russia promosso dalle successive amministrazioni americane.

Insomma la candidatura Berlusconi non è solo il frutto della sua ambizione, anche legittima, di chiudere in bellezza la sua storia politica, ma un progetto politico ben preciso.

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