La “castrazione” di Montichiari: è nuova polemica fra Valdegamberi e la SAVE

“Dopo la replica di SAVE alle mie dichiarazioni sulla loro presa di decisione unilaterale di ridimensionare dell’aerostazione dell’Aeroporto Montichiari, adattandola in qualche modo (struttura tra l’altro poco adatta per magazzino merci) a magazzino cargo, togliendo la possibilità una volta per tutte al cittadino bresciano di avere un volo per Bari, Londra, Olbia ecc. come avveniva in passato. Dopo questa premessa ritengo doveroso precisare come stiano veramente le cose. A dirlo il consigliere regionale Stefano Valdegamberi (Gruppo Misto) che aggiunge: “L’altro ieri, dopo l’uscita del mio comunicato stampa, la stessa SAVE si affretta a rispondere che tutto ciò non corrisponde a verità, e che tale ‘riconversione’ non inibirà l’attività di aviazione commerciale e generale dello scalo”.

“Tutto bene – prosegue il consigliere – pensiamo, seppur con sempre più ragionevoli dubbi, che SAVE sappia come funzioni un aeroporto e che sappia cosa sia necessario per gestire i voli commerciali. Se non per Miami o Toronto, almeno per Londra o Cagliari. Voli che sono stati presenti per molto tempo al Montichiari e che portarono lo scalo a gestire oltre 400.000 passeggeri l’anno, con buona soddisfazione dei viaggiatori bresciani, che potevano trovare il volo ‘sotto casa’ senza dover necessariamente raggiungere l’aeroporto di Bergamo, come invece accade oggi”.

“Ebbene, sarebbe interessante capire come farebbe SAVE a gestire anche alcuni di questi voli, magari teleguidati da Venezia, come accade per Verona, in un terminal che non avrebbe più spazio per le infrastrutture basilari che un aeroporto deve avere. Quali?  Partiamo dai banchi check-in (scomparsi), biglietteria (eliminata), sala e attrezzature raggi x per i bagagli da inviare negli aerei (eliminata), sala e caroselli per la riconsegna dei bagagli (eliminata), sale di imbarco capienti per i passeggeri nazionali e per quelli che devono varcare le frontiere comunitarie (pesantemente ridimensionate) e via dicendo. E’ bene ricordare che il terminal di Brescia ‘pre SAVE’, aveva una capacità sufficiente a gestire un traffico annuale di circa 1 milione e mezzo di passeggeri, e come noto fu infatti aperto nel 1999 e per alcuni mesi si sostituì adeguatamente a Verona, scalo che gestiva allora oltre 1,5 milioni di passeggeri all’anno. Probabilmente – osserva Valdegamberi – lo scalo di Brescia dopo la ‘riconversione’ come afferma SAVE, ovvero dopo la ‘contrazione’ o ‘castrazione’ come riportato altrove, potrà sicuramente dare un servizio all’aviazione generale che in tale zona è piuttosto attiva, ai voli di Stato e a qualche volo aziendale, o di rimpatrio clandestini, ma sicuramente mai e poi mai a voli commerciali per gli utenti del territorio bresciano che dovranno continuare a raggiungere Bergamo per i loro spostamenti di lavoro e di vacanza. Ancora una volta SAVE tenta di addormentare tutti raccontando realtà che non esistono a sostegno di iniziative di corto respiro per evitare gli investimenti necessari. Ha fatto la stessa cosa a Verona”. 

“Come sembrano lontani i tempi – ricorda e conclude Valdegamberi – era solo il 2019, quando SAVE proponeva un piano decennale per Brescia Montichiari con investimenti da 110 milioni di euro, prevedendo volumi di 400.000 tonnellate di merci e 900.000 passeggeri l’anno. I fatti? Nulla, che SAVE non abbia le idee chiare su come gestire la Catullo SpA, è chiaro a tutti, ma almeno, non smantelli quello costruito nel passato costato tanto e mai utilizzato appieno”.

Facebooktwitterredditpinterestlinkedinmail