La grande balla del polo veneto delle fiere

(di Bulldog) Non c’è un sistema veneto delle Fiere, c’è VeronaFiere e basta. Padova col suo nuovo centrocongressi e le perdite pregresse, Longarone, Rovigo…non scherziamo, non mettiamo insieme nemmeno un pranzo con la cena con queste “realtà”. Il vero know-how è scaligero, la vera posizione di forza è Verona. Continuiamo nel vassallaggio sterile a Venezia e francamente non si capisce nemmeno bene perché. Ovviamente, abbiamo delle colpe. La prima aver fatto scappare Vicenza – che, quella sì, era una fiera che vantava un Ebidta positivo e dove l’accordo fra i due presidenti, Ettore Riello e Matteo Marzotto, era praticamente chiuso, con già gli advisor pronti, e il solo fronte contrario del management scaligero che bloccò tutto -, la seconda è quella di giocare la partita dell’aumento di capitale col cappello in mano. Un esempio? l’intervista di oggi del presidente Luca Zaia. Generiche affermazioni di polo veneto (con un solo player il polo c’è già, dobbiamo ripeterlo?), generiche disponibilità di coinvolgere Veneto Sviluppo nell’aumento prossimo di capitale. Solo che Veneto Sviluppo (dove la Regione è socia e deve coinvolgere gli altri azionisti privati) in VeronaFiere non è oggi nel capitale (la grafica mostra la nuova composizione di VeronaFiere Spa dopo l’aumento di capitale ultimo col ricalcolo delle quote azionarie) e quindi non può aderire all’aumento. Invece la Regione ha già una quota di partecipazione del 5,540%, è il sesto azionista, in virtù di uno 0,16% posseduto direttamente e del 5,379% in mano a quella che un tempo si chiamava Veneto Agricoltura e,oggi, si chiama invece Agenzia Veneta per l’innovazione nel settore primario.

Insomma, se la Regione crede davvero nel sistema/polo (unico) veneto delle Fiere non deve far altro che mettere mano al portafoglio, aderire all’aumento di capitale e, nel caso, prendersi anche l’eventuale inoptato. Poteva farlo anche nelle scorse settimane. Se non l’ha fatto una ragione c’è. Una domanda interessante da fare. Invece il tema di oggi è quale direttore generale è più gradito ai prossimi azionisti di riferimento. Siamo molto lontani da una scelta strategica. Giustamente, perché queste competono ai governatori non ai vassalli…

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