La macchina da guerra zanottina è in panne

Zanotto è alle prese con un bel dilemma: come testimoniare ai veronesi che la sua amministrazione è diversa da quella macchina sgangherata che è la maggioranza di Centrosinistra in cui si riconosce politicamente? Cosa potrà rispondere alle domande relative alla possibilità di obiezione degli ufficiali di stato civile davanti alla richiesta di un “Dico” [//]avanzata da una coppia gay? Che è un tema nazionale e non di amministrazione locale? E cosa potrà rispondere a chi gli contesterà la mancata integrità degli uffici di un partito democraticamente eletto invasi da un gruppo di giovani manifestanti. Bulldog non ne fa una questione di destra o di sinistra, ma minacciare anche soltanto con la presenza fisica, dei rappresentanti del popolo ci riporta ai disordini precedenti la marcia su Roma, nel secolo scorso. Voglio dire: come farà Zanotto a chiamarsi fuori dal casino in cui l’ha infilato la sua maggioranza politica nazionale? Come riuscirà a tenersi vicini gli ex colleghi dell’Italia di Mezzo che dai Dico ai Centri Sociali sono più vicini alla destra di quanto non traspaia dalle dichiarazioni dei giornali? Cosa potrà fare per chiudere il burrone che oramai lo separa da Michela Sironi Mariotti che pure fu indispensabile per accreditarlo alla pubblica opinione cinque anni fa? E’ un mistero. Certo il Sindaco ha la facoltà di tagliare tanti bei nastri tricolore nei prossimi mesi. Deve sperare però che i suoi elettori non vadano la domenica mattina a far giocare i loro figli all’Arsenale, o in diverse altre zone della città che pure conoscono un miserevole abbandono. Zanoto un po’ come Achille Occhetto: sembrava la sua, una piccola “macchina da guerra” col Centrodestra impelagato in una battaglia per trovarsi un candidato, e la strada in discesa verso la riconferma. Non facile, non impossibile. Adesso la strada è di nuovo in salita e non lo aiuterà il fatto di portarsi in campagna elettorale un po’ di sherpa presi dall’area più liberal e progressista del suo Centrosinistra. Zanotto è costretto comunque nella speranza del ballottaggio a strizzare l’occhio ai “compagni” di Rifondazione e dell’ala più radicale del suo schieramento: gli stessi che lo fanno martire da anni su tante cose. E deve farlo senza farsi notare troppo dai moderati, da preti e suore che l’han votato nel 2002. Un bel guaio… Facebooktwitterredditpinterestlinkedinmail