L’alluvione non allontana il rischio siccità: il fiume Adige cala di 90 centimetri

(di Stefano Cucco) Mentre inevitabilmente l’attenzione si concentrava sulla tragedia alluvionale di Romagna, in Italia si è sfiorata l’emergenza idrogeologica in altre zone, evitata solo per casualità, diverse condizioni geomorfologiche o grazie ad un territorio meno stressato: a dirlo è il report settimanale dell’Osservatorio ANBI sulle Risorse Idriche.  

I dati dimostrano che ad innescare l’inondazione nelle province di Ravenna e Forlì sono stati soprattutto gli eccezionali apporti idrici, scesi dai territori appenninici e collinari: a Bibbiana, frazione di Palazzuolo sul Senio, in 36 ore sono caduti ben 407 millimetri di pioggia, mentre nello stesso lasso di tempo a Premilcuore, nel bacino del Montone, se ne sono registrati mm. 368, di cui mm. 120 nelle prime 10 ore; a ciò va aggiunta un’ulteriore cinquantina di millimetri piovuti nei giorni successivi. Sulla pianura, invece, negli stessi giorni si registrava una cumulata pluviale di circa 80 millimetri, mentre in altre zone d’Italia si creavano le condizioni per ulteriori emergenze meteo, che devono indurre a quantomai urgenti riflessioni sulle misure di contrasto alle conseguenze della crisi  climatica.

“E’ evidente come di fronte all’estremizzazione dei fenomeni atmosferici sia necessario un grande piano di adeguamento della rete idraulica del Paese, aumentando la resilienza dei territori. La vita delle comunità e  l’economia del Paese non possono essere lasciate alla mercè degli eventi meteorologici: senza sicurezza idrogeologica non può esserci sviluppo”, ribadisce Francesco Vincenzi, Presidente dell’Associazione Nazionale dei Consorzi per la Gestione e la Tutela del Territorio e delle Acque Irrigue (ANBI). Nel frattempo, in tutta Italia, alvei fluviali ed invasi lacustri hanno in larga parte, ma non definitivamente, recuperato l’enorme gap accumulato in mesi di siccità estrema. I grandi bacini del Nord sono tornati in salute: il lago Maggiore, con un ulteriore incremento di 10 centimetri nel livello, registra una percentuale di riempimento pari al 94,1%, mentre il Lario è al 74,7%; esemplare è il caso del Sebino che, dopo settimane sotto media, non solo è al 97,9% di riempimento, ma ha addirittura toccato il massimo storico del periodo. Pur in evidente ripresa grazie alle abbondanti piogge, il lago di Garda (oggi al 63,6% di riempimento) resta ancora nettamente sotto i livelli medi stagionali.

In Veneto, rispetto ad una settimana fa, i fiumi tornano a scendere: il livello dell’Adige cala di 90 centimetri, quello della Livenza di oltre 1 metro ed il Piave di circa 60 centimetri; in decremento sono anche Bacchiglione e Brenta. Il Po raggiunge, dopo circa due anni, livelli di portata superiori alla media con punte di piena, tipiche del periodo autunnale (ad Isola S. Antonio ha superato i 3400 metri cubi al secondo), segnando addirittura uno stato di criticità moderata a Torino. 

“Accanto all’urgente necessità di efficientamento dell’esistente, la fotografia pluviometrica dell’Italia rafforza la nostra richiesta di nuove infrastrutture idrauliche, soprattutto nel Nord del Paese, ad iniziare da invasi capaci di aumentare la sicurezza idrogeologica, creando al contempo riserva idrica per i momenti di bisogno. Ancora una volta”, conclude Massimo Gargano, Direttore Generale di ANBI – della recente ondata di maltempo conteremo solo i danni, incapaci di gestire una risorsa di cui, a breve, potremmo tornare a sentire la mancanza in ampie zone del Paese”. 

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