Massimo Nordio, VGI: bene il Ministero per la transizione ecologica per cambiare la mobilità in Italia

L’avevamo sempre pensato come un pedaggio pagati ai 5Stelle e, invece, il ministero per la Transizione ecologica piace agli uomini dell’economia, mondo dell’auto in testa. «In verità, da presidente Unrae (l’associazione che raggruppa i principali importatori di auto in Italia) avevo chiesto già nel 2014 una cabina di regia perché pensare di sviluppare la mobilità elettrica senza un lavoro complessivo con tutti i soggetti interessati e con competenze in materia, sarebbe stato impossibile. Adesso è arrivato un Ministero, persino, che fa proprio questo ed io ne sono felicissimo. E’ quello che serviva». Massimo Nordio è l’amministratore delegato di Volkswagen Group Italia, la società commerciale che qui a Verona importa in Italia i cinque marchi del colosso di Wolfsburg. A lui tocca il compito di guidare i consumatori italiani dal motore endotermico a quello elettrico e a sviluppare una cultura della mobilità del futuro in un Paese molto conservatore, poco propenso a dare un taglio al proprio vetusto parco vetture (oggi in Italia girano 35 milioni di vetture che sono in buona parte obsolete) a meno che non arrivino importanti aiuti statali.

A Wakeup Italiail percorso di formazione dell’Università di Verona giunto oggi al suo secondo appuntamento – Nordio traccia lo scenario della mobilità da oggi al 2040, quando si presume che il 100% delle vetture sarà mosso dall’elettricità. A partire proprio dal nuovo Ministero che, in verità, non è guidato da uno qualunque, ma da un fisico , Roberto Cingolani, con esperienza al Max Planck Institut di Stoccarda, in Giappone e negli Usa. «Il cambiamento è complesso e richiede che si faccia squadra fra i molti soggetti interessati – rimarca Nordio – . Pensiamo al tema centrale delle ricariche che oggi sono ampiamente sufficienti per il numero di vetture elettriche in circolazione, ma assolutamente insufficienti a sostenere la crescita veloce del settore. Per questo ho cercato di sviluppare sinergie coi produttori e distributori di energia – da Enel X alla scaligera AGSM Aim col programma Electrify Verona che ha portato a 100 punti di ricarica su Verona dai pochissimi iniziali tre anni fa – coi decisori ed amministratori locali».

Volkswagen in Italia è sì commerciale, ma anche un polo produttivo importante – Lamborghini e Ducati nella motor valley e Ital Design a Torino – nonché un partner fondamentale della filiera produttiva con decine di industrie italiane impegnate a fornire componenti a Wolfsburg. Cambierà questa presenza con la mobilità elettrica? «E’ vero che le nuove vetture hanno un numero di componenti significativamente inferiore a quelle precedenti, ma resterà il ruolo produttivo italiano per il gruppo». La mobilità elettrica porterà a crisi energetiche? «No, perchè non ci sarà proprio questo temuto picco. Il Politecnico di Milano ha calcolato che se tutto il parco vetture fosse elettrico in Italia i consumi aumenterebbero soltanto del 15%, incredibile ma è così. Quindi un picco sopportabile considerando due fattori importanti: l’interconnessione della rete elettrica in Europa che consente di rispondere in tempo reale alla domanda e la nuova generazione di vetture elettriche “vehicle-to-grid” in grado cioè di fornire a loro volta energia alla rete in caso di non utilizzo o necessità. Il sistema appare adeguatamente flessibile».

Trasformazione inarrestabile? «Sì – risponde Nordio – per le tematiche ambientali e le politiche adottate dai governanti del mondo. Inoltre la digitalizzazione stessa della società chiede vetture diverse, interconnesse, capaci di interagire col mondo circostante». Che capitale umano sarà utilizzato dal mondo dell’auto nel prossimo futuro? «E’ una rivoluzione pari a quella sul versante produttivo: serviranno meno appassionati d’auto e più nativi digitali dato che oggi, e nel prossimo futuro senz’altro, le vetture si cercheranno, si studieranno, si compreranno essenzialmente sul web e non più in un luogo fisico». L’inquinamento delle batterie a fine ciclo? «Non sarà un problema dei consumatori, degli automobilisti, ma dei produttori e questo è una garanzia. Ma consideriamo che l’80-90% delle batterie esauste verrà riciclato per produrne di nuove. Non sarà un problema». Più auto di proprietà o a noleggio? «Più pay-per-use, si pagherà soltanto l’effettivo utilizzo. L’auto non è più uno status symbol, è quasi una commodity. E quindi alla stragrande maggioranza del mercato non interesserà nulla della tecnica, dei dettagli che sino ad oggi hanno mosso gli acquisti. Si cercherà la possibilità d’uso. E se oggi il noleggio è un mercato importante, il domani sarà proprio caratterizzato da soluzioni legate all’effettivo utilizzo. E noi ci stiamo già attrezzando».

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