Matteo Spigolon: effetto Veneto? sì, torneremo al voto per la Regione prima del 2025

(b.g.) E’ l’ultima settimana prima del voto; possiamo dire che è già tempo di fare i primi bilanci e le prime analisi che, ovviamente, non possono che riguardare come viene condotta questa campagna. L’abbiamo chiesto a Matteo Spigolon, fondatore di FabbricaPolitica, consulente politico con all’attivo diverse campagne elettorali.

Partiamo dal confronto Lista Zaia e Lega di Salvini. La prima dovrebbe andare davanti alla seconda: si apre davvero un nuovo scenario nazionale? eppoi, a livello regionale: quanti neo eletti in altri partiti passeranno con Zaia dopo il voto?

«Nonostante la Lega abbia precettato gli esponenti più importanti del partito, la Lista Zaia le arriverà davanti ovunque. Era già successo cinque anni fa, tranne nella provincia di Verona, non credo abbia grossi problemi a questa tornata. Piuttosto, è importante tenere d’occhio il distacco tra le due liste: se dovesse essere contenuto entro i dieci punti sarebbe doloroso ma accettabile, considerato lo stato di semi-divinità raggiunto da Zaia, oltre potrebbe creare dei problemi interni nel medio periodo. Nonostante le smentite di rito del Presidente, non mi stupirebbe tornare a votare in Veneto in anticipo rispetto alla scadenza naturale della legislatura. Se escludiamo il ruolo di commissario europeo, la cui casella sarà molto probabilmente occupata fino al 2024, a Zaia manca un solo importante scalino per coronare la sua carriera politica. Penso non sia difficile capire di cosa sto parlando».

Lorenzoni-Covid: non c’è stato un effetto “simpatia” per la sua positività…cos’è che non funziona nel candidato Lorenzoni: è troppo
freddo, distante, troppo precisino da bravo prof universitario? oppure
è proprio il centrosinistra che qui nel veneto non ha appeal?

«Chiunque avesse messo come candidato il centrosinistra, con uno Zaia a questi livelli, avrebbe fatto poca differenza. Detto questo, l’empatia è importante e Lorenzoni non ne è particolarmente provvisto. Il centrosinistra, inoltre, non è mai stato capace di entrare in sintonia con i veneti. Credo raggiungerà il minimo storico. Se nemmeno questa ennesima debacle servirà per una ‘rivoluzione’ interna, a partire dai nomi in campo e da un nuovo modo di interpretare le esigenze dei veneti, allora saranno condannati a fare da spettatori anche nel dopo-Zaia».

Flavio Tosi e l’operazione Bozza/Forza Italia: rischio calcolato, ma se passa Bozza possiamo dire che Forza Italia ha trovato un nuovo leader
(Tosi ovvio) e che si apre una nuova stagione per i berlusconiani?

«In Veneto il partito è debolissimo come mai lo era stato prima. Il confronto con i tempi di Galan è impietoso. Forza Italia aveva estremamente bisogno dei voti di Flavio Tosi, che ha ottenuto la candidatura di un suo fedelissimo. In caso di elezione, Tosi ha la possibilità di avere una pedina in regione e “prenotare’ l’appoggio di Forza Italia alle prossime elezioni comunali di Verona, in cui vorrà certamente ricandidarsi a sindaco».

Quali sono stati i candidati più efficaci come comunicazione? Quali ti hanno sorpreso di più come professionista? «Molti hanno iniziato a muoversi troppo tardi. Se è giustificabile per coloro che sono rimasti in bilico fino all’ultimo per un posto in lista, non lo è per chi era già sicuro della candidatura e poteva in qualche modo sottrarsi ai limiti sulla propaganda pre-liste imposta dal proprio partito. Chi ha una struttura consolidata alle spalle, magari, può permetterselo più di altri, ma ha sicuramente lasciato per strada un sacco di voti. E a volte basta poco per essere dentro o fuori. Penso ci sia ancora molta strada da fare a livello digitale (e non, a volte), quindi non mi sento di fare nomi. Forse sono troppo esigente, ma essendo membro della prestigiosa AAPC (associazione americana consulenti politici) vedo che oltreoceano l’asticella si alza ogni giorno e qui siamo fermi all’età della pietra».

In Fratelli d’Italia è competizione massima fra la vecchia guardia ex Msi/alleanza nazionale e i nuovi arrivati (Polato, Casali, Valente) che provengono dal centro. Potranno questi scalare il partito dopo il voto? o è da considerarsi una evoluzione naturale in un partito che cresce e che quindi obbligatoriamente è obbligato ad aprirsi agli altri?

«La corrente che sarà rappresentata in consiglio regionale avrà sicuramente maggior forza all’interno del partito. La partita che si gioca a Verona e Vicenza può essere decisiva per gli equilibri interni. Casali lo vedo favorito. Se poi dovesse scattare anche il secondo consigliere, le cose potrebbero farsi ancora più interessanti».

Calenda e Renzi: come li hai visti qui nel Veneto?

«Male. Hanno poca struttura e sono abbastanza desintonizzati dalla realtà veneta»

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