Nel fare il toto-presidente ci si dimentica che Draghi è lì per il fallimento dei partiti

In questo momento si sta scatenando il toto-presidente. Ma si perde di vista il problema principale. 

Draghi, si dice, avrebbe tutte le carte in regola per fare il Presidente: stimato, capace, equilibrato. Però, dicono, deve stare al governo per completare l’opera. Altrimenti sarebbe un casino che rischia di mandare tutto all’aria in un momento in cui non ce lo possiamo permettere. Soprattutto perché bisognerebbe mettere al suo posto un premier “politico”. Perché secondo la vulgata che circola, se c’è un tecnico al Quirinale a Palazzo Chigi ci dovrebbe essere un politico. Solo che il Parlamento uscito dalle elezioni del 2018 è ingestibile. E la scelta di un capo del governo “politico” potrebbe portare alle elezioni anticipate, che vuole solo la Meloni e che bloccherebbero l’Italia per sei mesi. 

Ma si sono dimenticati che Draghi, tecnico, è diventato capo del governo perché i partiti hanno fallito. Quando i partiti, quelli veri, c’erano, non sarebbe mi successo. Solo che quelli di adesso 

sono solo l’ombra dei partiti veri. Mancano di forza e di rappresentatività perché sono stati svuotati della loro principale funzione, quella di essere mediatori fra il popolo e le istituzioni. Ma chi cazzo rappresentano, per esempio, oggi i grillini, inesistenti sul territorio? Eppure in questo Parlamento sono il partito di maggioranza relativa. E così via, con le debite eccezioni. Ma il risultato è stato che la politica ha perso peso e credibilità e così s’è fatto ricorso al “tecnico”. 

E allora, visto che il contesto non è cambiato e che Mattarella ha impedito il ricorso alle urne, che sarebbe stata la soluzione più logica fin dal 2018, perché non ci potrebbe esser un altro tecnico al governo? Non è che nel frattempo i partiti e gli equilibri siano cambiati. Ecco quindi che qualora Draghi andasse al Quirinale non ci sarebbe niente di strano che a Palazzo Chigi andasse uno dei “suoi”, magari con il contrappeso dell’entrata nell’esecutivo di politici di peso o dei leader, come proposta da Salvini. Altrimenti le elezioni anticipate non ce le toglie nessuno.

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