Nove idee per la crescita economica e la sostenibilità. La transizione all’economia circolare secondo l’ENEA: meno rifiuti, più riciclo e riutilizzo di materie prime

(di Stefano Tenedini) Nove priorità per fare dell’economia circolare la leva strategica per la ripresa dopo la pandemia. È questo l’obiettivo del documento “Priorità per la ripresa post- Covid19”, reso noto alla conferenza della Piattaforma italiana di economia circolare Icesp, coordinata da ENEA, l’agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico sostenibile guidata dal veronese Federico Testa. Rispetto allo scorso anno, la piattaforma ha visto raddoppiare i partecipanti (550 esperti per 200 organizzazioni), tra i quali esponenti di istituzioni, imprese, categorie e ricerca, oltre a Confindustria, Eni, Enel, Novamont e Unioncamere. I nove ambiti prioritari identificati dal Piano – che vede come primi destinatari i ministeri dell’Ambiente e dello Sviluppo Economico – sono: governance, formazione e cultura, infrastrutture, strumenti economici, strumenti normativi, strumenti di misurazione, eco-progettazione e consumo circolare, pianificazione integrata e gestione urbana-territoriale, mercato dei sottoprodotti e dei prodotti riciclati.

L’economia circolare, uno dei pilastri della crescita sostenibile alla quale l’Unione Europea ha in programma di dedicare ingenti risorse e un inedito impegno per la formazione, è un modello di produzione e consumo che prevede condivisione, riutilizzo, ricondizionamento, riparazione, prestito e riciclo dei materiali e prodotti esistenti il più a lungo possibile, così da estendere il ciclo di vita dei prodotti, contribuendo a minimizzare i rifiuti. Una volta che il prodotto ha concluso la sua funzione, i materiali di cui è composto saranno reintrodotti, se possibile, nel ciclo economico. Così si potranno continuamente riutilizzare all’interno di un ciclo produttivo, generando ulteriore valore. L’economia circolare contrasta il modello economico lineare tradizionale, fondato sul tipico schema “estrarre, produrre, utilizzare e buttare”, che dipende dalla disponibilità di materiali ed energia reperibili a basso prezzo.

L’Italia si deve dotare di una strategia nazionale per l’economia circolare e di un piano di azione con chiari obiettivi e step di realizzazione, oltre che di un istituto di coordinamento dell’economia circolare, sfruttando competenze e strutture esistenti, con amministrazione pubblica centrale e locale a supportare imprese e cittadini”, sottolinea Roberto Morabito, direttore del dipartimento ENEA di Sostenibilità e sistemi produttivi e territoriali, oltre che presidente di Icesp. “L’azione andrà basato su approccio sistemico, multidisciplinarietà e collaborazione tra istituzioni e imprese, formazione, ricerca e cittadini, per coinvolgere la società e l’economia, rendere il Paese più sostenibile e le imprese più competitive”.

Tra i fattori strategici di una ripresa post-Covid c’è la necessità di orientare la produzione e i consumi verso nuovi modelli circolari che coinvolgano anche i consumatori, potenziando l’accesso a informazioni e servizi trasparenti anche grazie alla digitalizzazione e all’IoT. “È fondamentale avviare un cambiamento culturale, puntando sull’educazione sia a scuola e all’università che nelle aziende, per creare nuove figure professionali sia nel pubblico che nel privato”, aggiunge Morabito. Si punterà poi a fare di città e territori “modelli circolari”, con la partecipazione di stakeholder che favoriscano i processi decisionali, con iniziative di citizen science e l’apporto degli enti locali su obiettivi ambientali, sociali ed economici. “La transizione dall’economia lineare all’economia circolare implica un cambiamento drastico dei sistemi e dei mezzi di produzione di beni e servizi e i politiche e approcci culturali nuovi rispetto al concetto di consumo”. Nata nel 2018 a seguito dell’iniziativa per gli stakeholder europei, ICESP opera con ENEA per promuovere il modello italiano di sviluppo.

Grazie a misure come la riduzione dei rifiuti, ecodesign e riutilizzo dei materiali, le imprese europee otterrebbero un risparmio netto di 600 miliardi, pari all’8% del fatturato annuo, e ridurrebbero le emissioni totali annue di gas serra del 2-4%. La transizione a un’economia circolare porterebbe vantaggi come la riduzione della pressione sull’ambiente, la sicurezza della disponibilità di materie prime, aumento della competitività e impulso all’innovazione e alla crescita, oltre a un incremento dell’occupazione stimata in 580 mila nuovi impieghi.

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