Piano Folin, gli architetti: no all’elogio dell’incompetenza. “Sia un piano autoregolatore che renda attuale il centro storico”

(s.t.) Il Piano Folin è al centro degli interessi della Verona urbanistica, economica e politica. O almeno questa è la sensazione che se ne raccoglie nelle ultime settimane, viste le molte voci che si stanno levando – a favore, perplesse o esplicitamente contro – a proposito dello “Studio sulla valorizzazione economica e sociali di alcuni immobili situati nel centro storico di Verona”, come recita ufficialmente il lavoro presentato nel gennaio 2019 da Fondazione Cariverona. Oggi viene ufficialmente diffusa un’analisi approfondita e professionale, a cura dall’Ordine degli Architetti di Verona, che a Folin (e ad altri temi altrettanto interessanti) ha dedicato il nuovo numero della propria rivista trimestrale. AV124 (disponibile in forma digitale sul sito www.architettiverona.it) riprende la riflessione sul progetto architettonico e l’abitare, illustrando studi, ipotesi e realizzazioni lungo strade che dalla nostra città arrivano nel mondo dove operano i giovani talenti veronesi.
Al centro del numero è però il dossier “La partita del piano Folin”, la riflessione attuale che AV riprende e illustra nei tratti più salienti anche attraverso la voce dello stesso prof. Folin, autore e coordinatore dello Studio, e i contributi del direttore Alberto Vignolo (nella foto) e dell’arch. Marzia Guastella. Valorizzazione del centro antico di Verona attraverso un’attenzione alla residenzialità, con l’offerta di nuovi servizi culturali, attività produttive e il potenziamento dell’offerta ricettiva; e poi l’itinerario museale e la doppia anima dell’impianto “integrato” ipotizzato dal piano per il Museo della Città/LAB Urbs a Castel San Pietro, e l’Urban Center a Palazzo del Capitanio. Infine l’impegnativa riconversione dell’isolato di via Garibaldi n.1 in struttura alberghiera di alta gamma, con un deciso cambio d’uso in corsa.

Alberto Vignolo, direttore della rivista AV dell’Ordine degli Architeti di Verona


“Sono le tre grandi direttici dello Studio proposto: ma se ovvia e scontata, probabilmente l’unica possibile, appare la scelta di un hotel nell’isolato centrale”, lo descrive il direttore Alberto Vignolo nel suo contributo al dibattito”, più problematica resta l’idea di un Centro congressi in centro città, che sarebbe auspicabile invece nell’area del futuro parco allo Scalo ferroviario. E mentre il fronte museale resta ancora allo stadio di proposta con molti nodi da sciogliere, soprattutto nella direzione di un rapporto con gli altri musei civici e i luoghi della cultura di Verona, è chiara l’urgenza di un ragionamento organico sull’intero sistema dei musei civici e sempre più realistica l’ipotesi di una Fondazione dei Musei di Verona”.
“L’uso improprio del termine Piano”, aggiunge nel contributo al dibattito Alberto Vignolo, “ha creato probabilmente dei fraintendimenti. Lo Studio in realtà agisce come un “piano autoregolatore”: ci vorrebbe davvero uno strumento regolatore con cui l’Amministrazione locale prendesse il testimone dello Studio promosso da Fondazione Cariverona per ritarare con sguardo più ampio il proposito di una ri-centralizzazione del centro. La trasformazione in senso fondamentalmente turistico della città, nella sua zona centrale ma non solo, non può prescindere da altre fondamentali questioni, quali la mobilità, il commercio con le sue estroflessioni (leggi: plateatici) e il decoro urbano”. Perché, dice in sintesi il direttore della rivista, “un necessario progetto di città passa da una nuova attualità del centro storico”.
Tanto che nel suo editoriale di apertura “Professione e partecipazione” Vignolo rivendica una lettura dei luoghi e della realtà abitativa che, in ogni intervento sul territorio, faccia propria una metodologia condotta da professionisti, aperti a una visione di “architettura partecipata” che deve trovare, però, regolamentazione. “Non si può pensare”, dice, “che le velleità di protagonismo degli attori (i soggetti che abitano la città e i suoi spazi, ndr), o la loro incapacità a muoversi sul palco senza conoscere regole, arrivi fino a confondere e mescolare i ruoli. Per questo occorre uno sforzo collettivo per rivendicare con decisione il valore della professionalità rispetto all’improvvisazione e all’elogio dell’incompetenza”.
La rivista dell’Ordine, oltre allo Studio Folin, dedica spazio a vari progetti innovativi come la nuova chiesa di Balconi di Pescantina “che sembra riflettere i giochi di luce dell’interno. Dalla pianta innovativa lo spazio sacro diventa anche luogo fisico e sociale, nel connettersi con i luoghi circostanti, dal sagrato al giardino sul retro del centro parrocchiale”, sottolinea l’articolo. La luce, le altezze, le tessiture lignee come strumento di inclusione paesaggistica e sostenibilità ambientale collegano vari progetti tra cui l’area del Tempio di Minerva nella Valle di Marano, l’ex stazione ferroviaria di Salionze recuperata a spazio per cicloturisti sul Mincio e l’ampliamento di un camping sul lago. Ci sono contributi sul Parco Passalacqua e sul progetto dei “Magazzini XXL” all’ex caserma del Pestrino come nuovo polo archivistico comunale e il ricordo di Luigi Calcagni, una delle figure più legate al volto della città. Infine un viaggio tra Hong Kong, Tokyo e New York con l’intervista al giovane architetto veronese Matteo Biasiolo e un altro insolito viaggio sulla Strada Padana Inferiore fra le industrie del “mobile d’arte” tra gli anni Cinquanta e Settanta: un sorprendente diario extraurbano.

Facebooktwitterredditpinterestlinkedinmail