Piazza Erbe va liberata dai banchi-bare e dai falsi piassaroti made in China

Piazza Erbe così com’è è un obbrobrio. Verona non può permettersi di tenere nel cuore del suo centro storico, uno dei più belli del mondo, una tale bruttura e per di più senza senso. Adesso con le ordinanze Covid sui mercati si può cogliere la palla al balzo e chiudere definitivamente questa specie di mercato che non ha più senso se non quello di occludere la vista di una delle più belle piazze d’Italia. 

I banchetti quando sono chiusi sono osceni, tristi, sembrano delle grosse bare. Li avevano fatti così per portarli di qua e di là, ma alla fine stazionano lì in mezzo alla piazza in permanenza, a parte la domenica. Quando sono aperti peggio. Le mercanzie, a parte due o tre che vendono frutta e verdura, sono costituite da orribili cianfrusaglie che con la tradizione veronese non c’entrano niente.

Di “piassaroti” non ce ne sono più: solo indiani, cinesi e altri stranieri che vendono la loro paccottiglia. Si obietta che sono posti di lavoro. Vero. Premesso che gli stranieri potrebbero tornare a casa loro, perché non sta scritto da nessuna parte che noi dobbiamo preoccuparci di dare lavoro a chi non è italiano, bisogna ricordare che le licenze che permettono loro di starsene lì ad occupare la piazza sono di commercio ambulante, che significa commercio che si muove, che si sposta in luoghi diversi. Quindi non c’è più neanche la scusa di difendere il loro posto di lavoro, visto che possono spostare il loro banco e andare a vendere la loro merce nei vari mercati che esistono a Verona e in giro per la provincia. Piazza Erbe va liberata.

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