San Martino e l’accoglienza ai profughi

Ad oggi sono arrivati in Italia 21.095 profughi ucraini: 10.553 donne, 1.989 uomini e 8.553 minori. La maggior parte degli uomini restano in patria a combattere contro i russi. Nelle ultime 24 ore ne sono arrivati 4mila. Il giorno prima 3mila. Prevedibile che se la guerra continua ne arriveranno sempre di più. Le organizzazioni che assistono gli sfollati ai confini di Polonia, Slovacchia, Romania e Moldavia prevedono che possano raggiungere la cifra di 6/7 milioni su 40 milioni di abitanti. Superfluo affermare che l’accoglienza alle donne ed ai bambini che ci chiedono ospitalità è doverosa, a prescindere da quello che si possa pensare della guerra. C’è però un problema che non si può più ignorare. 

L’Italia è già gravata da un flusso di africani che sbarcano di continuo sulle nostre coste che ci sta provocando problemi di ordine pubblico, sanitari ed economici. Nell’ultimo anno gli sbarchi sono aumentati ulteriormente. Ora dobbiamo accollarci anche l’ospitalità dei profughi ucraini. 

La situazione economica già non era florida prima del Covid. Poi ci si è messa anche la pandemia e ora la guerra, con tutti i danni collaterali, dalle sanzioni ai rincari dell’energia e dei generi di prima necessità.  E’ impensabile far fronte a tutto. L’accoglienza è una bella cosa, ma per praticarla ci vuole denaro. Ed è quello che manca. Dare tutto a tutti non si può. Per capirlo giova ricordare la storia di San Martino, ungherese arruolato nell’esercito dell’antica Roma, che un giorno, in Gallia, passando a cavallo vide al bordo della strada un mendicante seminudo e infreddolito. Martino non esitò e con la spada tagliò in due il suo mantello e una metà la donò al poveretto. Un grande gesto di carità per il quale Martino è ancora ricordato. Ma se invece di dare metà del suo mantello ne avesse dato un pezzetto a tutti i mendicanti che trovava per strada, vale a dire un coriandolo di mantello per uno, quale sarebbe stato il risultato? Sarebbe morto di freddo lui e tutti gli altri. Morale: non possiamo tenerci tutti. Bisogna scegliere. E di fronte all’emergenza della guerra non ci possono essere dubbi: accogliamo gli ucraini e blocchiamo gli sbarchi degli africani. I primi sono donne e bambini che fuggono dalle bombe, i secondi sono per lo più dei giovanotti grandi e grossi  telefonino-muniti che vengono in cerca di fortuna.

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