Tocca alla destra dare una mano a Elly Schlein

(di Giovanni Perez) La sinistra insegue la destra e, del resto, lo fa da tempo. Questo è un po’ imbarazzante, perché alimenta ulteriormente la confusione tra le due categorie, che in molti vorrebbero del tutto abbandonate, senza che ad esse nulla si riesca a sostituire, presagendo in politica uno scenario di perenni maggioranze variabili e perciò di inevitabile ingovernabilità.

     La sinistra, solo per fare un esempio, avendo preso atto che la maggioranza degli italiani non vuole l’immigrazione clandestina e gestita dai trafficanti e dalle Ong, evoca sempre meno lo spettro del razzismo, sul quale ha meschinamente prosperato per almeno due decenni. Dopo l’ultima sconfitta elettorale, i più scaltri di quel mondo, senza dover arrivare alle posizioni di un Renzi e Calenda, hanno finalmente capito che a condividere il punto di vista del Governo Meloni sul drammatico fenomeno migratorio, sono anche la stragrande maggioranza degli immigrati integrati e dei loro figli, escludendo, ovviamente, quelli di religione islamica, per i quali è necessario introdurre ulteriori elementi di riflessioni.

     L’autocandidatura di Elly Schlein si inserisce in questo quadro, ma, in nome di un’ancor vaga identità, vorrebbe trascinare il Pd verso una sinistra senza infingimenti o dubbi. Con quali contenuti, per ora lo si può solo immaginare. Che dire di questo astro nascente fino a poco tempo fa pressoché sconosciuto; sappiamo che si tratta di una donna che aderisce all’ideologia Lgbt, di una giovane, ma già esperta di politica, dotata di una buona capacità di «bucare il video», capace di parlare per ore senza aver detto nulla e, quando le manca qualche concetto, sa ricorrere alle note di Bella ciao, rinfacciando a chi la mette in difficoltà, l’accusa di sessismo. La capacità di eludere le questioni decisive su cui è impreparata, per ragioni ovvie, denotano però un’astuzia non comune, per cui Schlein subito diviene la guida di quel fenomeno effimero e strumentale denominato delle sardine. Con il tempo maturerà e capirà che questi artifici dialettici vanno bene per gli sprovveduti, ma ai piani alti della politica suonano come un oltraggio all’intelligenza.

     Diventa perciò evidente, solo da questa sommaria ricognizione, quanto sia prematuro presentare Schlein come l’anti Meloni, anche perché la prima non ha ancora conquistato il suo partito di riferimento, Giorgia Meloni guida con validi amici e collaboratori il partito da diec’anni, e non è una differenza da poco. 

     Ora, è vero che dopo la caduta del Muro si è registrata nel mondo della sinistra una mutazione antropologica, ma non credo che il vecchio zoccolo duro accetti di buon grado politiche che distruggono ciò che resta della famiglia tradizionale, che il Pci non ha mai messo in discussione. Se il Governo Meloni dovesse implementare politiche in linea con quella che si definì Destra Sociale, e capace di coniugare politiche espansive per il Mezzogiorno e autonomia, non ci vuole molta fantasia per prevedere un trasbordo di parte dell’elettorato del Pd in Fratelli d’Italia, lasciando al M5S il campo di una sinistra ispirata sempre più da rancore, risentimento e voto di scambio. Uno dei nodi che la sinistra non può sciogliere, pena il proprio annullamento, è l’incapacità di concepire una politica che sia in grado di far precedere al momento della redistribuzione del reddito nazionale, quello della sua produzione, che fu uno dei temi su cui, come è doveroso ricordare, si concretizzò lo scontro tra Bettino Craxi e i comunisti, mentre a destra quel principio era stato affermato da quasi un secolo.

     Con lei alla guida del Pd, l’agenda politica ritornerà al DDL Zan, allo Jus soli e, perché no, all’ipotesi sempre verde di una patrimoniale, perché anche per la giovane sinistra la proprietà è un furto e gli imprenditori sono i «padroni delle ferriere» di fine Ottocento o i celebri «sciuri da li beli braghi bianchi». 

     C’è solo da augurarsi che sia Lei a vincere il congresso, perché se il Pd si affidasse a Bonaccini ci sarebbe quanto meno una tenuta elettorale, visto che del vecchio Pci egli in Emilia Romagna è il custode di un ben collaudato sistema clientelare, per adesso impossibile da scalfire.

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