Turismo, agosto non salva l’anno. E a settembre non andrà meglio. Città d’arte e Nordest pagano il conto più salato

Il lieve recupero del mercato italiano di agosto non basta a salvare l’estate 2020. Confturismo-Confcommercio mostra i dati di una stagione da dimenticare, SIB (gli esercenti degli stabilimenti balneari) sperava in una continuità in settembre, ma con tutta probabilità verrà delusa. Assoturismo vede nella quasi assenza di domanda estera il crollo peggiore.

Da Confturismo-Confcommercio, Assoturismo e SIB Sindacato Italiano Balneari arrivano, insomma, i dati di un’estate nera per il turismo. Da una ripartenza a singhiozzo per giugno e luglio, non è bastato un agosto tutto italiano a soddisfare almeno in parte l’offerta. Dopo il mese di giugno di fatturati azzerati per le imprese del turismo e luglio con andamento a singhiozzo, si registra un agosto con numeri complessivamente ridotti, permanenze medie più brevi e spesa contratta, mentre le prospettive per settembre sono ridimensionate rispetto a quelle previste solo due mesi fa. È questo il quadro che emerge dalla rilevazione dell’Indice di fiducia dei viaggiatori italiani condotta, tra il 23 e il 31 agosto, da SWG.

Scende per la prima volta tra luglio e agosto – da 65 a 63 punti su scala da 0 a 100 – l’indice che rappresenta la propensione degli italiani a viaggiare. Non era mai successo in 5 anni di rilevazioni e il fatto che avvenga quest’anno, quando la misurazione aveva già registrato record catastrofici da marzo in poi, è ancora più grave. Se nella rilevazione di giugno il 69% degli intervistati pensava che avrebbe fatto almeno un periodo di vacanza entro agosto, lo stesso campione, consultato nuovamente a fine mese scorso, dichiara di essere partito solo nel 60% dei casi (-9%) e, del 40% che non si è mosso, solo l’11% sono italiani che normalmente non fanno vacanze in questo periodo dell’anno. Gli altri indicano come motivo della “non partenza” i timori per la pandemia, nel 52% dei casi, ma anche difficoltà di ordine economico e mancanza di ferie, nel 47%. I “pienoni” di agosto, di cui si è parlato molto, sono dunque stati solo un miraggio estivo, nel senso che si sono concentrati in pochi giorni e in poche località.

Naturalmente l’Italia resta la meta preponderante, scelta dal 96% degli intervistati, ben 19 punti percentuali sopra la media normale di questo mese, con ottimi andamenti delle mete in grado di offrire un mix ben calibrato di mare, entroterra, enogastronomia e natura come Puglia, Toscana ed Emilia-Romagna. Per il 4% che ha comunque fatto vacanze all’estero – dato che fa riflettere sulla crisi profonda che stanno attraversando agenzie di viaggio e tour operator – solo mete europee, dove si segnala la scomparsa dalla geografia turistica di destinazioni fondamentali come Spagna e Mar Rosso.

Più italiani (+1,1%), ma pesa un calo degli stranieri peggiore delle attese (-65,9%). Crollo a due velocità: svuotate città d’arte (-49,6%) e laghi (-48,6%), resistono montagna (-19%) e mare (-23,7%). Male Nord Est (-34,4%), Sud più resiliente (-20,4%). A pesare il crollo peggiore delle attese (-65,9%) della domanda estera: sono sparite due presenze straniere su tre. Aumentano, invece, i turisti italiani (+1,1%), ma solo nell’extralberghiero (+5,5%). Il calo degli stranieri è avvertito più dall’alberghiero (-70%) che dall’extralberghiero (-61%), e coinvolge soprattutto i turisti extra-Ue; restano tedeschi, francesi, olandesi, svizzeri, austriaci e britannici.

Le aree. La tendenza negativa ha interessato tutte le aree del Paese, ma con forza diversa. L’andamento peggiore è stato registrato dagli imprenditori del Nord Ovest (-34,2%) e del Nord Est (-34,4%). Valori meno negativi sono stati segnalati dalle imprese delle regioni del Centro (-31,3%), mentre per le aree del Sud e delle Isole la stima del calo è ancora più contenuta (-20,4%).

Le tipologie di offerta. Anche dal punto di vista delle tipologie di offerta turistica è stata un’estate a due velocità, con risultati migliori delle attese per alcune destinazioni e fatturati in caduta libera in altri segmenti, come città d’arte (-49,6% di presenze), laghi (-48,6%), terme (-38,9%) e campagne e collina (-39,8%). Resiste meglio, invece, il balneare, che segna un calo del -23,7%, (-66,6% di presenze straniere e +3,9% di italiani). Più resiliente ancora il turismo montano, con -19%, (+2,7% italiani e -63,6% stranieri).

I fatturati. Le indicazioni delle imprese segnalano un crollo rilevante dei volumi, stimato mediamente al 37,5% rispetto allo stesso periodo del 2019, (-38,7% gli hotel e -33,8% l’extralberghiero). Si stimano in circa 40 mila le strutture ricettive che hanno aderito alla misura di sostegno adottata dal governo Bonus Vacanza, di cui il 73% nel settore extralberghiero.

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