Veneto: regione virtuosa penalizzata dal mancato federalismo

Presentata la ricerca di Unioncamere “I costi del non federalismo” Il Veneto registra un residuo fiscale positivo di 11,5 miliardi di euro che viene utilizzato per ripianare i disavanzi maturati da altre Regioni Il presidente Tessari: “Serve un sistema che valorizzi la sussidiarietà e le autonomie locali”.[//] La mancata attuazione del federalismo fiscale ha prodotto una situazione di stallo che danneggia soprattutto le Regioni più dinamiche del nostro Paese, prime fra tutte Veneto, Lombardia ed Emilia Romagna. Questo il quadro emerso dalla presentazione della ricerca “I costi del non federalismo” – Un confronto tra Veneto, regioni italiane ed esperienze di decentramento in Europa – realizzata da Unioncamere del Veneto in collaborazione con la Regione. Al dibattito, moderato dal giornalista Maurizio Crovato, hanno preso parte Federico Tessari, presidente di Unioncamere del Veneto, Gian Angelo Bellati, direttore di Unioncamere del Veneto, Marino Finozzi, presidente del Consiglio regionale del Veneto, e Gianni Trovati, giornalista de “Il Sole 24ore”. “Le ragioni alla base del quaderno che presentiamo oggi – ha spiegato il presidente Tessari – sono molteplici. La prima è l’ottima collaborazione instaurata con il Consiglio regionale veneto e con il CREL (Consiglio regionale economia e lavoro)-Gruppo di studio per il federalismo fiscale. La seconda è il nostro stretto rapporto con le istituzioni e le politiche comunitarie tramite Eurosportello e la nostra rappresentanza a Bruxelles. Ci rendiamo conto che il ruolo delle Regioni e delle Camere di Commercio è sempre più essenziale nella governance europea e nel raggiungimento degli obiettivi di Lisbona per la competitività dell’Europa, ma queste istituzioni devono avere poteri chiari e definiti e un riconoscimento forte da parte degli organismi nazionali e comunitari. La terza ragione nasce dal nostro primo obiettivo istituzionale: favorire lo sviluppo e la crescita economica del Veneto. Ma anche per raggiungere questo obiettivo abbiamo bisogno di un sistema che valorizzi la sussidiarietà, le autonomie regionali e locali, il federalismo, proprio come definito dalla Costituzione. Come è possibile – continua Federico Tessari – mantenere competitivo un sistema regione ove il residuo fiscale, cioè la differenza tra quanto i cittadini e le imprese pagano come imposizione fiscale e quanto viene speso nel territorio regionale, è di circa 11,5 miliardi di euro l’anno?”. L’indagine condotta dal Centro Studi di Unioncamere evidenzia infatti come l’attuale sistema di perequazione costringa le Regioni virtuose a rispettare i vincoli del patto di stabilità interno e allo stesso tempo finanziare i flussi perequativi verso le altre Regioni italiane. Nello studio si pone grande attenzione al residuo fiscale: il Veneto registra un residuo fiscale positivo di 11,5 miliardi di euro, pari al Pil della Lettonia, 2.513 euro per abitante (Tab. 1). Ne deriva che la nostra Regione, con Lombardia ed Emilia Romagna, si trova a ripianare i disavanzi maturati, ad esempio, in Abruzzo, Molise, Campania, Puglia, Basilicata, Calabria, Sicilia e Sardegna. “Se il Veneto potesse trattenere le risorse destinate alla perequazione – commenta il presidente Tessari – la spesa locale, pur conservando la stessa pressione fiscale, potrebbe passare da 3.220 euro a 5.734 per ogni cittadino, con un aumento del 78%. E la maggiore disponibilità di spesa produrrebbe l’aumento degli investimenti sul territorio con una sensibile crescita del Pil locale”. La limitatezza dei flussi finanziari statali ha spinto le Regioni virtuose a sviluppare una sostanziale autonomia fiscale. Nel Veneto, nonostante il federalismo sia ancora sulla carta, l’indice di autonomia è del 68,1% (Lombardia ed Emilia Romagna sono al 78,3% e al 73,6%). Gli scarsi trasferimenti statali e l’elevato prelievo di tassazione centrale hanno costretto il Veneto, onde evitare il taglio dei servizi pubblici, ad aumentare la pressione tributaria locale, cresciuta dal 28,3% al 32,9% dal 1996 al 2003. “Non è possibile obiettare che l’evasione fiscale in Veneto è più alta che altrove – sottolinea Tessari -. I dati dicono il contrario (il tasso di evasione in Veneto è del 10,6% contro il 15,8% in Italia, mentre la riscossione coattiva nella nostra Regione è pari allo 0,13% contro lo 0,15% in Italia) e il Veneto è tra le regioni più virtuose in Italia. Nemmeno è possibile obiettare che l’attuale debito pubblico impedisca l’attuazione del federalismo fiscale. I dati in nostro possesso dimostrano come, da una parte il Veneto non abbia mai generato debito pubblico, dall’altra che anche il pagamento proporzionale degli interessi ridurrebbe di poco il residuo fiscale di 11,5 miliardi di euro”. “Un’altra delle ragioni di questo quaderno – continua Tessari – è la nostra preoccupazione legata al mancato trasferimento di personale dalle Amministrazioni Centrali a quelle Regionali. Ad oggi l’unico obiettivo è stato quello di trasferire, nell’ambito della legge Bassanini, solo lo 0,6% del personale delle Pubbliche Amministrazioni Centrali, obiettivo peraltro non ancora del tutto realizzato. Non vorremmo che l’indispensabile aumento di risorse umane a livello regionale per far fronte alle nuove competenze del Titolo V si traducesse in aumenti di tasse e sperpero di denaro pubblico a livello centrale. Rischieremo di trovarci di fronte a una perdita di competitività con danni per tutto il Paese”. Una delle voci infatti più sensibili alla base dei costi delle Amministrazioni centrali – cresciuti dal 2004 al 2005 del 5%, per una spesa complessiva di oltre 84 miliardi di euro – è rappresentata dal personale e dalle spese di gestione. Nel 2005 le retribuzioni dei dipendenti sono cresciute del 6% rispetto al 2004 per una spesa complessiva di oltre 71 miliardi di euro. Le retribuzioni medie dei dipendenti regionali variano sensibilmente da Nord a Sud e spesso gli stipendi più alti sono erogati dalle Regioni con bilanci in disavanzo negativo (Tab. 2 e 3). Ne deriva che il passaggio del personale statale verso le amministrazioni regionali e locali, pur con tutti i problemi e le difficoltà che comporta, deve essere posto al centro del processo di decentramento. Gli oneri gravanti sulle Regioni virtuose dalla mancata attuazione del federalismo sono ancora più evidenti dal confronto con il decentramento in alcuni Paesi europei. La pressione tributaria italiana è del 28,1%, ben più elevata rispetto a quella di Spagna (22,5%) e Germania (22%). L’indice di decentramento della spesa è pari al 32,5%: ciò significa che in Italia circa un terzo della spesa pubblica è attribuibile a Regioni, Province e Comuni, con lo Stato e gli Enti previdenziali a controllare i rimanenti due terzi. La dinamica della spesa locale manifesta una significativa crescita nel periodo 1996-2004, passando dal 25,4% al 32,5%. Le Amministrazioni periferiche di Spagna e Germania, che detengono un elevato livello di autonomia fiscale, gestiscono una quota di spesa pubblica molto rilevante (52,1% per la Spagna; 43,1% per la Germania). Analizzando le spese di funzionamento nei Paesi UE, si nota come il federalismo generi una migliore efficienza amministrativa. Nei Paesi federali, infatti, la razionale allocazione della spesa pubblica spesso produce una riduzione degli oneri superflui e delle inefficienze. Nei Paesi dove la spesa pubblica è maggiormente decentrata le spese di funzionamento degli apparati amministrativi sono mediamente più basse che negli altri Paesi (Tab. 4). In Italia le spese di funzionamento dello Stato centrale sono più elevate di quelle degli Enti locali. Ne deriva che le Amministrazioni periferiche sono più efficienti dello Stato centrale. “Purtroppo l’Italia sconta un notevole ritardo nell’attuazione del federalismo, che produce costi molti elevati ed inevitabili ricadute sulle capacità di spesa delle Regioni più virtuose. Malgrado tutto, però,- conclude il presidente Tessari – il Veneto occupa il secondo posto per contributo al Pil nazionale con il 9,3% e risulta anche tra le Regioni più virtuose sia per il tasso di partecipazione fiscale che per efficienza amministrativa, eguagliando le performance di Regioni europee appartenenti a Stati Membri federali”. Facebooktwitterredditpinterestlinkedinmail