18mila medici ed infermieri italiani sono scappati, e non soltanto per soldi. UniVerona studierà ragioni e contromisure con Paola Bertoli, ricercatrice che rientra – guarda caso – dall’estero

Rientra in Italia, all’Università di Verona, Paola Bertoli, tra i vincitori del bando 2018 del Programma Rita Levi Montalcini, promosso dal Miur per consentire a giovani ricercatori che lavorano all’estero di svolgere la loro attività di ricerca in una delle università statali italiane. Annualmente sono riservate specifiche risorse, mediamente 5 milioni di euro, per un bando di selezione nazionale che consente a circa 24 giovani ricercatori di presentare un progetto di ricerca e indicare l’università in cui vorrebbero sviluppare tale progetto. Bertoli ha scelto il dipartimento di Scienze economiche dell’ateneo scaligero per il suo progetto “Le motivazioni e le conseguenze della mancanza di personale medico in Italia”.

Laureata all’università di Verona, nel 2014 ha conseguito il dottorato di ricerca nell’ambito di un programma di dottorato congiunto tra l’università di Bologna, l’Erasmus University Rotterdam e l’università di Amburgo. Paola Bertoli ha poi lavorato come Assistant Professor alla Prague University of Economics and Business e all’Institute of Economic Studies della Charles University. I suoi principali campi di ricerca sono l’economia pubblica e l’economia sanitaria. Tra il 2005 e il 2015, oltre 10.000 medici e 8.000 infermieri hanno lasciato il paese dirigendosi soprattutto verso il Regno Unito (33%) e la Svizzera (26%). Tuttavia, la carenza di personale e le dimensioni dei flussi migratori variano notevolmente tra regioni, con il Veneto che risulta essere tra le più colpite.

“Ho scelto il dipartimento di Scienze economiche dell’università di Verona per il supporto e le potenzialità di crescita che offre ai giovani ricercatori”, spiega Bertoli. “A differenza di altri atenei dalle dimensioni molto maggiori, il dipartimento costituisce un ottimo contesto in cui fare institution building e assicura un ambiente favorevole alla ricerca in cui il contatto sia con i colleghi che con l’amministrazione è molto più diretto e agile. Negli ultimi anni, le politiche di reclutamento del dipartimento sono state volte all’attrazione di personale esterno e, in molti casi, dall’estero. Questo dimostra le potenzialità di crescita nonché l’impego in tale direzione del dipartimento”.

Il progetto di studio “Le motivazioni e le conseguenze della mancanza di personale medico in Italia” vuole analizzare la distribuzione del personale medico e i relativi flussi migratori nel contesto italiano. L’Italia si presta particolarmente bene a questa ricerca considerato che la mancanza di medici ed infermieri è da lungo tempo centro di un dibattito pubblico ed è ancor più di attualità in questi mesi con l’emergenza Covid”.  “La spiegazione tradizionale a questa situazione guarda alle condizioni di lavoro poco attraenti”, prosegue la ricercatrice. “Tuttavia, gli stipendi e le condizioni lavorative non possono spiegare totalmente il fenomeno e un’adeguata attenzione dovrebbe essere riservata sia ai fattori esterni che alle motivazioni intrinseche dei dottori. Il mio obiettivo è esattamente quello di contribuire a colmare questa lacuna studiando i driver sia osservabili che intrinseci delle scelte di localizzazione dei dottori all’interno e all’esterno del paese, e considerandone anche l’impatto in termini di salute della popolazione”. 

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