(di Bulldog) E siamo a 100 miliardi. Giuseppi Conte mese dopo mese prosegue nella sua opera di spesa a piè di lista, gettando manciate di quattrini un po’ di qua, un po’ di là. Quando inizio a scrivere questo articolo siamo a 2496 miliardi di debito pubblico complessivo, 645 milioni, 279mila, 989€. Ieri, l’avvocato del popolo col decreto di agosto ha messo nuovamente mano nel portafoglio dei nostri figli ed ha elargito una buona dose di mance elettorali. Non contento, oggi alle 14 ha chiesto all’Europa 28,45 miliardi per coprire la cassaintegrazione guadagni, avendo bloccato ieri la possibilità alle aziende in difficoltà di licenziare sino a gennaio.
Nessuno vuole sbattere in strada padri di famiglia a cuor leggero, ma va fatta una distinzione: le imprese decotte vanno portate ad una soluzione (la chiusura, la riconversione, la cessione) attraverso procedure di medio periodo; quelle che sono state messe kappaò dal Covid e cercando, ristrutturandosi, di ripartire con maggiore efficienza debbono potersi trasformare velocemente anche nella composizione della loro forza-lavoro.
Nei mesi scorsi qualche esperto voleva bombardare l’economia con denaro cash: denaro a pioggia, dato direttamente alle persone affinché potessero spendere e spandere e con tanto incrementare il Pil. Forse negli Usa o in UK così funziona, da noi alimenta soltanto il tesoretto degli italiani nel materasso. Lo Stato si indebita, gli italiani si arricchiscono, il Pil langue.
Ogni mese, Giuseppi fa una manovra economica che solitamente si fa in un anno, parcellizzando gli aiuti in mille rivoli che, uniti, non formano un piano complessivo, ma la rappresentazione plastica delle clientele che negli ultimi trent’anni hanno ucciso il nostro Paese. In più, il premier ha messo a guidare il team che spenderà i 209 miliardi di aiuti europei una figura non competente, che nella vita privata fa il commesso di negozio (anche Truman, 33.mo presidente USA dopo Frankin D. Roosevelt, aveva una merceria, la fece fallire, ma fu un bravo leader), ma soprattutto è amico di Giggino Di Maio. Ce n’è abbastanza da richiedere noi l’arrivo della Troyka per salvare il salvabile.
In una sorta di delirio di onnipotenza, Giuseppi (coi soldi dei nostri figli) ha deciso di risolvere il problema del Mezzogiorno, defiscalizzando del 30% i costi contributivi delle imprese. Un incentivo ad avviare imprese al Sud (intanto, free cash nelle tasche di chi impresa già fa) senza però avviare quelle condizioni minime per dire alle imprese: investite al Sud. Ad esempio, una rete ferroviaria adeguata; un intervento sui porti del Sud che potrebbero far concorrenza a Rotterdam se sostenuti da una vera TAV-TAC; banalmente, tribunali efficienti nelle cause civili e sicurezza diffusa contro la malavita organizzata; investimenti nella meccanizzazione e nelle reti informatiche; investimenti negli ospedali (nessun manager del Nord andrà volentieri a lavorare al Sud temendo per la propria vita in caso di un comune infarto..)…Insomma, Giuseppi annuncia investimenti che non farà; infrastrutture che non organizzerà; ma nel frattempo regala soldi veri. Come col reddito di cittadinanza, come con quota 100.
Non libererà il Sud; lo renderà ancora più schiavo dei soldi di Roma (e di Bruxelles). I giovani del Sud verranno a lavorare al Nord, o nel resto d’Europa, e il Sud resterà popolato da vecchi pensionati…un deserto produttivo e sociale, nonostante le evidenti potenzialità.
Quei soldi, Conte avrebbe dovuto investirli prima nel Nord, e prima ancora nel Nordest che – da Bolzano,a Trieste e Bologna – è la vera locomotiva del Paese, saldamente dentro le più ricche filiere produttive del continente, e che può garantire subito nuovo lavoro, nuovi investimenti, crescita del Pil e delle tasse e contributi versati. Soldi investiti, e non spesi. Capaci di produrre nuova ricchezza che poi si poteva redistribuire al Sud, aiutando in primis le imprese del Nord a tornare ad avere fiducia nel Sud. Ma questo voleva dire avviare una vera politica industriale, pensare al bene del Paese…una scocciatura rispetto a dare delle mance e farsi bello in tivvù.
Ecco, ho finito. Il debito pubblico è salito a 2496 miliardi, 647 milioni, 590mila 100€. In poco più di mezzora ci è costato quanto un appartamento, più di 310mila€. Corri Giuseppi, corri…