La telemedicina avvicina al cittadino l’assistenza sanitaria sul territorio e la rende più efficiente. In particolare in questo momento in cui il Servizio Sanitario Nazionale patisce della mancanza di medici, tanto che alcune centinaia di migliaia di italiani sono rimasti senza il medico di famiglia, può essere di grande aiuto, permettendo di monitorare da remoto i pazienti cronici, alleggerendo le sale d’aspetto dei medici e favorendo la la comunicazione fra ospedale e territorio. Si tratta insomma di sfruttare la tecnologia per razionalizzare e ottimizzare l’assistenza sanitaria.
Nel 2017 l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha introdotto la medicina digitale e in Italia la Conferenza Stato-Regioni sta per decidere le nuove indicazioni nazionali sulle prestazioni a distanza che integrano le linee guida del 2014. Una volta approvate dalla Conferenza Stato-Regioni le prestazioni in telemedicina vengono equiparate a quelle in presenza. Cosa da cui discende anche le responsabilità legali del medico e delle strutture che erogano il servizio. Inoltre, nel gennaio di quest’anno l’Agenas è stata nominata Agenzia nazionale per la digitalizzazione dei servizi e dei processi nella sanità con compiti di coordinamento e di indirizzo tra tutte le agenzie nazionali e le Regioni per lo sviluppo della sanità digitale.
Si chiama e-health, salute digitale, e sfrutta, mettendoli a disposizione della salute, tutti i mezzi di comunicazione che utilizziamo abitualmente, come le videochiamate con il cellulare, le teleconferenze con il pc e le connessioni via internet che permettono il teleconsulto fra medici specialisti, e la teleassistenza a domicilio dei pazienti. Certamente non può sostituire il rapporto personale medico-paziente, ma lo può integrare e rendere più efficiente. Così i medici di famiglia possono seguire il 90% delle patologie dei propri pazienti. Si tratta infatti, specie con l’anzianizzazione della popolazione, di patologie croniche, che possono essere curate e controllate senza costringere il paziente ad andare in continuazione nell’ambulatorio del suo medico ed il medico a frequenti visite domiciliari. Ciò permetterebbe anche al medico di dilatare gli orari della propria disponibilità e allo stesso tempo di sollevare gli ospedali di numerosi accessi impropri ai Pronto Soccorso.