L’aumento delle bollette seguito alla guerra in Ucraina intacca i risparmi degli italiani che smettono di risparmiare. S’interrompe la proverbiale propensione al risparmio del nostro popolo. Solo negli ultimi tre mesi sono stati prelevati da conti correnti oltre 50 miliardi di euro, il 2,4% in meno, spiega il Centro studi di Unimpresa. A luglio l’ammontare dei risparmi di famiglie e imprese di 2.097 miliardi. A ottobre è sceso a 2.047 miliardi: dati della Banca d’Italia.
“Quella che abbiamo sotto gli occhi è una situazione drammatica che noi, purtroppo, avevamo prospettato da tempo”, commenta il presidente di Unimpresa, Giovanna Ferrara, sottolineando che “stanno venendo meno le forze e la liquidità, sia per le famiglie sia per le imprese, specie quelle più piccole. I costi sono insostenibili, le bollette energetiche non più gestibili. Ecco perché, chi ha la possibilità attinge alle proprie riserve. Al governo riconosciamo l’impresa di aver confezionato una legge di bilancio comunque positiva e in tempi brevissimi. Tuttavia segnaliamo l’urgenza di avviare un piano straordinario di interventi pubblici e di sostegni a partire da gennaio”.
Sono i conti correnti la forma di risparmio più comune, anche perché sono la riserva cui è più semplice attingere in caso di necessità. Il saldo totale dei conti correnti era di 1.182 miliardi a fine 2019, di 1.349 miliardi a fine 2020, di 1.449 miliardi a ottobre 2021 e di 1.480 miliardi a dicembre 2021, fino a 1.497 miliardi fino a luglio 2022. Poi la discesa di 45 miliardi (-3,0%) a 1.452 miliardi toccati a ottobre scorso.

Si spera che la situazione migliori adesso che il gas è sceso sotto gli 88 euro segnati il 23 febbraio prima della guerra.
Ad aiutare la discesa delle quotazioni contribuiscono le previsioni meteo con un caldo fuori stagione in alcune zone del Centro e Sud Europa fino a gennaio in un periodo festivo in cui cala anche la domanda di gas da parte dell’industria.
Il metano, che guarda al ‘price cap’ europeo e al calo dei consumi, dal 15 dicembre ha perso circa il 40% e non risente del rialzo del prezzo del petrolio, che cresce di circa il 3% dopo la riduzione della produzione di greggio annunciata dalla Russia che vuole dirottarlo verso i mercati dell’Asia-Pacifico, dell’Africa e dell’America latina, anche se il mercato europeo resta “rilevante” come scritto dall’agenzia Tass.